Giornalista e scrittore
 

I compiti sono l’ultima vittima del nichilismo

I compiti sono l’ultima vittima del nichilismo che vuole una massa informe incapace di sfuggire al pensiero unico

I compiti sono l'ultima vittima del nichilismo imperante

I compiti a casa sono l’ultima vittima del nichilismo ormai imperante. Cominciano con i compiti e poi chissà cosa troveranno per scagliarvisi contro. Dire che la protesta di questi giorni da parte di alcune mamme contro i compiti a casa è inverosimile (per usare un eufemismo) non rende l’idea. Ma lo spazio dato dei media a questa protesta è addirittura sconcertante.

Una volta, inutile nasconderlo, il mondo girava diversamente e non credo che i frutti di quella realtà siano cresciuti male. Semmai non sono maturati bene perché danno la spiacevole sensazione di essersi fatti traviare dalla realtà piuttosto cancerogena che ammorba le nostre esistenze.
Il lavoro era un valore importante e la fatica non spaventava. L’amore era un collante superlativo e la famiglia un’officina di aggregazione in cui si forgiavano le nuove leve. Il rispetto era una costante, il collettivo un valore aggiunto e le promesse fatti.
Ora, invece, il relativismo giganteggia, il nichilismo lo affianca, l’egoismo spadroneggia, la falsità domina. Un tempo era compito dei genitori educare e seguire i propri figli. La scuola semmai ne faceva da supporto e si accettavano critiche, sgridate e punizioni. Eppure nessuno si suicidava o restava segnato per la vita.
Ora i genitori non sanno più adempiere ai loro doveri. Spesso non hanno voglia di seguire i figli e usano le scuole come servizio di baby sitting. E se i prof solo sgridano i loro pargoli, spesso maleducati, ne rispondono in Tribunale se va bene. Anche i bimbi di una volta facevano sport (spesso agonistico), avevano delle incombenze ed erano dei geni. Ma trovavano lo stesso il tempo per stare con la famiglia e con gli amici, amavano imparare e non si lamentavano dei compiti se non in rare occasioni. Eppure nessuno è mai morto di fatica.
Ma questo, evidentemente, è il tempo del nulla. E anche un pensierino o un problemino o l’apertura di un libro possono diventare deleteri per la crescita di un futuro debosciato. Rischiano di traviarlo da un percorso virtuoso che contempli lavoro, sacrificio, impegno e cultura. Ma soprattutto gli rubano il coraggio di manifestare le proprie idee sfuggendo al mortale abbraccio del pensiero unico massificato che tutto fagocita sputando un amalgama informe e abominevole.

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