La casta e le colpe di giornalisti e avvocati che l’hanno sempre osannata e non ne hanno denunciato le gravi distorsioni
Se la casta ha assunto i contorni della metastasi, è inutile negare che in tutto questo le colpe di giornalisti e avvocati siano davvero molte e grandi. E sarà sempre più difficile riuscire a porre un freno a chi pensa di essere un uno del Signore se non una spanna più in alto. Un pm e un giudice a Udine hanno deciso di eseguire una perquisizione ai danni di un avvocato che avrebbe consigliato il proprio assistito ad avvalersi della facoltà di non rispondere così come previsto dalla legge. E qualche giorno prima un altro magistrato ha ordinato la perquisizione ai danni di un giornalista per aver scritto di una vicenda relativa ad Unipol. Adesso come in precedenza insorgono in tanti. Ieri qualche giornalista, oggi alcuni avvocati.
E lo fanno quasi meravigliandosi che un giudice o un pm abbiano trasgredito la legge. Come se una cosa del genere non fosse mai accaduta prima. In realtà ci sarebbe da ricordare a tutti che se oggi in Italia esiste la casta che fa come gli pare sentendosi anche al di sopra della legge le colpe di giornalisti e avvocati sono evidenti. I primi perché li hanno sempre esaltati e continuano a farlo. Magari appiattendosi sulle loro posizioni senza mai mettere in dubbio quello che dicono e fanno. Perché speranzosi di ottenere qualche soffiata, qualche dritta, qualche carta sulle indagini. Del resto, quante volte li hanno osannati assegnando loro un’aura di santità o spacciandoli per salvatori della Patria? I secondi perché, a mio avviso, mancano o sono mancati del coraggio necessario per opporsi senza se e senza ma al loro smisurato strapotere.
È vero che hanno dato vita a tante astensioni dal lavoro come protesta. Ma così facendo hanno arrecato più un danno ai propri assistiti che alla casta che continua imperterrita a fare ciò che più le aggrada. Consapevole che nessuno possa scalfire il suo potere. Tante volte hanno preferito il silenzio piuttosto che denunciare il comportamento di un magistrato o di un giudice. E molte volte hanno assistito in silenzio alla morte della giustizia facendo pagare le conseguenze ai loro clienti. Come pure avrebbero potuto prendere carta e penna e denunciare in maniera circostanziata il tutto al Csm e non lo hanno fatto, per quanto inutile potesse apparire. E quante volte hanno sconsigliato di farlo ai loro temerari assistiti stufi di subire le uterine angherie di questa casta? I mostri, una volta nati e pasciuti, è difficile ammansirli.