Chi tocca il potere muore come mostra WikiLeaks con Assange che è finito in carcere per aver fatto vero giornalismo
Chi tocca il potere muore come mostra WikiLeaks con Assange che è finito in carcere per aver fatto vero giornalismo. E grazie a lui, per la prima volta, abbiamo assistito alla pubblicazione di atti che l’opinione pubblica dovrebbe conoscere e che i potenti del mondo dovrebbero sempre rendere pubblici.
Del resto sono loro che parlano di palazzi di vetro. Peccato che poi la realtà sia sempre diametralmente opposta. Per cui il segreto, che in democrazia dovrebbe essere l’eccezione, diventa la regola. Assange ha avuto il coraggio di andare controcorrente. Ma ha pagato un costo pesante. E infatti ora è in carcere. Non so se sia o meno colpevole del reato grave di violenza sessuale che gli viene contestato. Sta di fatto che il conto di questa (presunta) colpa gli viene presentato solo ora che ha avuto il coraggio di mettere a nudo il potere.
Anche questo è un déjà vu a cui la malata democrazia ci costringe spesso ad assistere. Ucciderlo forse sarebbe stato troppo. Quindi cosa c’era di meglio che lanciargli un’accusa infamante da cui non sempre è facile difendersi? Bisogna difendere Assange. Perché difendere lui, mai come ora, significa difendere la libertà di tutti noi. Non solo di manifestare il proprio pensiero, ma anche e soprattutto di conoscere, di sapere, di informarci per poter poi esercitare i nostri diritti. Perché, come disse qualcuno, sapere è potere. Ma chi tocca il potere muore come mostra WikiLeaks.