Giornalista e scrittore
 

Tra Conte e Davigo c’è il Vangelo con la pagliuzza

Tra Conte e Davigo c’è il Vangelo con la pagliuzza e la trave che invita a spiegare perché la giustizia sia così lenta

Tra Conte e Davigo c'è il Vangelo con la pagliuzza e trave

Tra Conte e Davigo c’è il Vangelo con la famosa parabola della pagliuzza e della trave che dovrebbe spingere l’ex pm di Mani pulite a riflettere sulla lentezza della giustizia. Per quattro anni Antonio Conte è rimasto sulla graticola. Messo alla gogna da improbabili moralizzatori ai quali non interessa che sia un bravo allenatore. Gente che probabilmente non gli perdona la presunta colpa di essere stato juventino.

Ora il tempo, unico galantuomo, ha restituito ad Antonio Conte la dignità che un sistema giudiziario ha provato a levargli. Il tempo trascorso dalle contestazioni all’assoluzione è stato relativamente breve. Al contrario di tanti altri indagati prima e imputati poi che attendono all’infinito l’occasione di dimostrare la loro innocenza. Persone che, nel frattempo, fanno i conti con una condanna pubblica ampiamente emessa.
Per non parlare delle vittime che si rivolgono alla giustizia per scoprirsi quattro volte vittime: dei propri aguzzini, del sistema che forse non emetterà mai una sentenza e magari attenderà in maniera inerte e complice la prescrizione, dei soldi che dovrà spendere per pagarsi un avvocato e di quelli che dovrà sborsare anche per il difensore del carnefice che magari ricorre al gratuito patrocinio.
Hai voglia a vestire i panni del moralizzatore per gli altri quando poi non si guarda in casa propria. Il presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo, probabilmente non ricorda la parte del Vangelo che invita a non guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri se non si vede la trave nel proprio. I politici, accusa il giudice Davigo, rubano e neppure si vergognano. E ha ragione.
Mi chiedo, però, che reato sia quello di incassare puntualmente lo stipendio senza fare il proprio dovere per il quale si viene pagati con soldi pubblici. Perché è quello che tanti appartenenti alla casta dei giudici e dei magistrati fanno da sempre. Al sicuro dell’invalicabile diga di immunità di cui godono.
Ed è inutile continuare a gridare alla mancanza di risorse. Tanti rappresentanti delle forze dell’ordine lavorano nelle stesse condizioni. E fanno bene il proprio dovere anche se molto spesso il loro compito viene reso vano da una decisione a dir poco sconcertante di un appartenente alla casta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *