Le elezioni e la chiave di lettura della sinistra che finge di non comprendere le ragioni della prevedibile sconfitta
Analizzando le elezioni e quanto emerso dalle urne si fa strada la fatasiosa chiave di lettura della sinistra che va al di là della realtà. Non è dato sapere se gli esponenti della sinistra credano o meno in ciò che dicono e francamente non ha alcuna importanza. Di certo è a dir poco incredibile la chiave di lettura che la sinistra (o perlomeno ciò che vi resta) e i suoi accoliti o presunti tali danno del risultato uscito da queste elezioni.
Non c’è alcun accenno di autocritica, come sempre. Ma si intravede tanta voglia di salvare il proprio tornaconto personale (vedi seggio e privilegi). E probabilmente anche un tentativo di salire sul carro dei vincitori offrendo un contributo della cui natura e consistenza è lecito dubitare. A nessuno di questi presunti cultori della sapienza viene in mente l’idea che a sancire la fine della sinistra sia la sua manifesta incapacità di governare. Senza con ciò voler attribuire agli altri qualità che non hanno mostrato di avere. Sergio Rizzo, vicedirettore di Repubblica, se la prende solo con una parte quando dice che “il Pd è stato identificato come un partito di puro potere”.
Dimenticando che solitamente in Italia chi vince le elezioni e governa è un partito di potere. E per tale ragione sono in tanti a salire sul suo carro per meri interessi personali. Per esempio, come si può fingere di non vedere che finché Renzi era circondato da un’aura di fortuna politica il giornale di De Benedetti lo supportava senza se e senza ma? Se il Pd è un partito di potere cosa ha spinto coloro che hanno dato vita all’ennesima diaspora sinistroide? L’amore per la Patria? Un senso di fraterno interesse per i cittadini? La voglia di ricostruire un Paese che hanno abbondantemente contribuito a rovinare?
O forse loro non c’erano quando spuntavano le prime macerie che fingevano di non vedere? Che forse non abbiano nulla a che fare con leggi pro banche e assicurazioni? Niente niente che a determinare la sconfitta di questa sinistra sia stato il proprio strano modo di interpretare la politica? Di leggere la Costituzione, di applicare le regole, di voler dettare i tempi della democrazia e della civile convivenza? Che sia stata la deleteria politica dell’immigrazione? Una politica che sta distruggendo risorse pubbliche senza alcuna soluzione razionale che si discosti dal mero arricchimento di pochi a danno di molti. Che sia stato quel loro continuo guardare al lontano senza vedere la miseria del vicino?
Che li abbia danneggiati il loro strano concetto di equità sociale che divide tra figli e figliastri quando si tratta di distribuire le risorse? O magari la loro genuflessione ai desiderata dell’Ue andando contro gli stessi interessi nazionali? E se fosse stata la loro bravura nel ripetere alcuni passi della Costituzione senza avere la minima idea di come si applichi? Che sia stato proprio questo loro antifascismo violento che decide chi è democratico e chi no, chi può parlare e chi no, chi può andare in piazza e chi no, chi sia bravo e chi no, chi abbia ragione e chi no?
Qualunque sia la ragione di certo tra quanto accaduto con le elezioni e la chiave di lettura della sinistra pare ci sia un abisso. Non so se gli altri siano più capaci di chi li ha preceduti. Francamente nutro parecchi dubbi, ma spero vivamente di essere smentito per il bene della Res Publica. Ma almeno ci siamo levati dai piedi un bel po’ di inutilità bara, menzognera e fedifraga.