Sul G8 Genova sto con Diego Urbisaglia attaccato da socialgiacobini e radical chic perché non la pensa come loro
Sul G8 di Genova sto con Diego Urbisaglia, un consigliere del Pd di Ancona. L’uomo è inviso ai soliti socialgiacobini e ai loro accoliti benpensanti e radical chic sol perché non la pensa come loro.
Sol perché ha avuto il coraggio di usare il proprio cervello e di tirarsi fuori dalla melma gelatinosa del pensiero unico massificato. E c’è da credere che proprio per questo verrà isolato dai suoi stessi compagni di strada che tale coraggio non ce l’hanno.
La morte non si augura a nessuno e il rispetto per il prossimo va posto sempre al primo posto. Detto ciò, Diego Urbisaglia ha avuto il coraggio di dire pubblicamente ciò che tutti pensano ma non dicono per convenienza. Se il proprio figlio si trovasse di fronte a qualcuno che gli stesse per lanciare addosso un estintore lo inviterebbe a prendere bene la mira e a sparare.
E vorrei vedere se un padre accorto inviterebbe il proprio pargolo a regalare fiori e a dare pacche fraterne a chi lo aggredisce. Il riferimento è ai tragici fatti (in tutti i sensi) del G8 di Genova del 2001. In quella circostanza un giovane carabiniere in servizio sparò contro un manifestante incappucciato che stava per lanciargli addosso un estintore.
Per i presunti rivoluzionari a targhe e fatti alterni (solo quando conviene loro) quel carabiniere sarebbe un delinquente. Mentre quell’altro andrebbe beatificato subito. Sono liberi di fare del loro cervello l’uso che ritengono più appropriato. Proprio in base al principio da loro stessi tanto citato della democrazia. Ma proprio per questo dovrebbero avere lo stesso rispetto verso quei tanti che la pensano diversamente.