Giornalista e scrittore
 

Beppe Grillo brinda alla disoccupazione tra i giornalisti

Beppe Grillo brinda alla disoccupazione tra i giornalisti e alla chiusura di 70 giornali con 4.000 lavoratori

Beppe Grillo brinda alla disoccupazione tra i giornalisti

Davvero triste vedere Beppe Grillo mentre brinda alla disoccupazione tra i giornalisti sperando che vadano a casa 4.000 lavoratori.

Finora mi sono limitato a guardare dalla finestra. A capire prima di parlare. A capire chi è Beppe Grillo. Se è il messia o il salvatore che tutti stavano aspettando guardando… le stelle.
O se è un giullare di corte che con le sue battute fa divertire la gente. Una sorta di panem et circenses. Un surrogato del calcio che faccia distrarre il pubblico per non disturbare il manovratore. Francamente non l’ho capito. Probabilmente il tempo, il fustigatore Kronos, ci darà una risposta.
Di certo mi dà l’idea del solito qualunquista all’italiana. Come tutti coloro che non hanno mai capito nulla di calcio ma pretendono di fare (meglio) del ct di turno. La sua invettiva contro i giornalisti mi sembra quantomeno superficiale. E mi limito a questo aggettivo. Chi ha testa per intendere…
I giornali ci dicono, prendendo spunto da quello che scrive sul suo blog, che Grillo brinda alla prospettiva che una settantina di aziende editoriali possano chiudere per il taglio dei fondi. “Finalmente una buona notizia – ha scritto sul suo blog il leader del Movimento 5 stelle – Ogni tanto bisogna guardare il grande cielo azzurro e tirare il fiato. Settanta giornali rischiano di chiudere”.
Di certo la categoria, e i suoi rappresentanti, non ha brillato per eccellenza. Ma ha anche sfornato belli e coraggiosi esempi di giornalismo. E quindi ritengo poco intelligente fare di tutta un’erba un fascio. Proprio quello che fa Grillo. Populismo di bassa lega che non fa gioco né alla sua né alla nostra intelligenza.
4.000 lavoratori, per lo più padri e madri di famiglia, che rischiano il posto di lavoro è comunque preoccupante. E dovrebbe preoccupare chi dice di avere a cuore le sorti del Paese. Stipendi che non entrano. Soldi che non vengono spesi. Né per pagare mutui o rate. Né per fare compere o spese. Soldi che non circolano e che rischiano di creare ulteriore disoccupazione. Ma questo al Grillo, tanto parlante e poco facente, forse sfugge.

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