Il premio cronista dell’anno per un’inchiesta giornalistica è il giusto riconoscimento alla passione per questo lavoro

Il premio cronista dell’anno è senza dubbio una medaglia di cui vado orgoglioso. Vinto grazie ad un’inchiesta giornalistica è senza dubbio il giusto riconoscimento alla passione e all’amore che provo per questo lavoro. Ma dopo averla conquistata non sono certo rimasto immobile a rimirarla. Semmai, l’importante riconoscimento del premio cronista dell’anno ha rappresentato e rappresenta un punto da cui partire per raggiungere altre mete.
Nel 2001 un “uccellino” mi disse che probabilmente c’erano state delle irregolarità nei lavori per il rifacimento di due palazzine della caserma Varanini.
Si tratta della caserma di via Agucchi a Bologna dove ha sede il Nucleo radiomobile (il 112) dei carabinieri. Ne seguì un lavoro certosino durato più di un mese. Trenta giorni a fare controlli, verifiche e acquisizioni di documenti che alla fine mi hanno permesso di appurare la bontà di quella soffiata.
In pratica un’azienda fantasma, esistente solo sulla carta e creata ad hoc da alcuni amici di amici, aveva vinto una gara d’appalto del valore di 800 milioni. L’esecuzione dei lavori era stata affidata a un’azienda vera che si era dovuta accontentare di poco più di 200 milioni. Un giro che aveva permesso un guadagno netto per gli amici di mezzo miliardo di vecchie lire.
Quella vicenda è finita in mano alla magistratura che ha aperto dapprima un fascicolo e poi un’inchiesta che si è conclusa con il rinvio a giudizio di alcune persone. Peccato che la prescrizione abbia steso un velo su tutto e nessuno abbia pagato.
Io in compenso ho ottenuto la soddisfazione di risultare tra i vincitori del premio nazionale “Cronista dell’anno-Piero Passetti 2002” indetto dall’Unione nazionale cronisti italiani (Unci).
Durante la premiazione avvenuta al Quirinale l’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi esortò i giornalisti italiani a tenere la schiena dritta. Ho come l’impressione che di fronte allo scempio attuale si stia rivoltando nella tomba. E c’è da credere che non sia l’unico in subbuglio.