In un colpo Putin si è liberato di due nemici accusando i ceceni del delitto dell’oppositore politico Nemtsov
In un colpo Putin si è liberato di due nemici. Infatti, secondo quanto emerge dalle indagini delle autorità russe gli assassini di Boris Nemtsov sarebbero cinque ceceni. Un malpensante direbbe che con questa mossa Vladimir Putin si è liberato in un sol colpo dei ceceni e di Nemtsov.
Ha eliminato un oppositore politico che gli dava fastidio e solitamente sappiamo cosa succede in Russia con gli oppositori politici. Se va bene finiscono in carcere per qualche decina d’anni. Se va male muoiono di polonio (vedi l’ex spia del Kgb Aleksandr Litvinenko) o di piombo (vedi appunto Nemtsov).
Sentire accusare i ceceni dai russi è come rivivere la storia degli americani che nel 2003 accusavano l’Iraq di Saddam Hussein di avere ingenti quantità di uranio arricchito da far esplodere la terza guerra mondiale. E sappiamo come è andata a finire anche quella volta.
Il problema è sempre quello: come può un governante simil-dittatore liberarsi di chi non la pensa come lui, rafforzare lo status quo e conservare l’immagine di democratico cresciuto a caviale e virtù? Fa uccidere il suo rivale dai soliti servizi sporchi e poi accusa i presunti nemici della patria.
Qualcuno dovrebbe spiegare a Putin che questo modus operandi l’abbiamo inventato tanti anni fa in Italia. Perché in tal modo la Democrazia cristiana ci ha tenuti sotto scacco per 50 anni, e che l’abbiamo esportato in tutto il mondo.
Poi penso che l’altro giorno a Mosca c’era il presidente del Consiglio e mi viene il dubbio che sia stato proprio lui a fargli una lezione di storia.