Giornalista e scrittore
 

La sei ore di Acaya

La sei ore di Acaya è stata un’esperienza fantastica offrendo emozioni a chi ha preso parte a una gara avvincente

La sei ore di Acaya è stata un'esperienza fantastica

La sei ore di Acaya è stata per me una gara davvero fantastica. C’ero anch’io tra i 175 ‘matti’ che sabato 22 giugno hanno preso parte alla prima ultramaratona del Salento. L’ho approcciata con tanti dubbi nella testa a causa del caldo. Normale quando l’appuntamento è fissato alle 16 di un giorno di fuoco con il termometro che segna 37 gradi. La mia paura più grande era proprio la temperatura. E, in effetti, le prime due ore sono state più che faticose. Ad un certo punto ho anche temuto di non farcela. Troppa fatica, troppo caldo, troppo sforzo.

Ma ho resistito. Come al mio solito, ho stretto i denti e sono andato avanti. E ora sono qui a gioire di questo ennesimo risultato raggiunto. La strada verso l’iscrizione al Club super marathon diventa sempre più corta. Se c’è stata una buona riuscita è anche merito degli organizzatori ai quali è d’obbligo fare i complimenti. Hanno scelto una bellissima location e hanno tracciato un percorso molto carino. Ma soprattutto hanno dimostrato una grande attenzione nei confronti dei corridori. Una cura dei dettagli che non ho mai riscontrato in questi dieci anni di maratone in giro per il mondo.
È davvero la prima volta e sono orgoglioso che ciò sia avvenuto nel mio Salento. Gli organizzatori non si sono limitati a fornire acqua ai corridori, si sono dati da fare per offrirla fresca. Non hanno fatto mancare i sali, né la coca cola. E c’erano anche il the e la birra oltre che la frutta e altri tipi di solidi. E all’arrivo hanno continuato a dare il meglio di loro stessi. Non solo hanno fatto coniare una bellissima medaglia, forse la più bella che ho in bacheca. Con essa hanno consegnato ai finisher una buona birra, un pizzo squisito, un gustoso panino alla mortadella e, chi li ha gustati, ha confermato la bontà del pasticciotto e della crostata.
Complimenti anche a tutti i volontari che si sono dati da fare per proteggere il percorso e ai residenti di Acaya che non hanno mai fatto mancare il loro incitamento e la loro vicinanza ai corridori. La sei ore di Acaya è stata davvero un’esperienza molto positiva che merita di essere ripetuta. Magari il 22 aprile o il 22 settembre, così almeno ci sarà più gloria per tutti.

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