La solitudine degli anziani è la sconfitta della società e non capisco chi ha i genitori e vive come se non li avesse
La solitudine degli anziani è innegabilmente la sconfitta della società. Qualche sera addietro ho toccato con mano questa dura verità. Un violento pugno nello stomaco che mi ha sconvolto per giorni. La città, si sa, è una giungla da questo punto di vista. Figurarsi, non ci si saluta neppure tra coinquilini dello stesso pianerottolo!
Ma il piccolo paese del Sud non lo avevo ancora sperimentato. Forse perché ci manco da tanto. Non riesco proprio a levarmi dalla testa le parole di quel conoscente che mi diceva “vado a letto la sera con la speranza di non risvegliarmi più”. Chi me l’ha detto è una persona più che autosufficiente, autonoma, benestante e capace di badare a se stessa. Ha sempre ricoperto un ruolo rilevante nel paese dove lo conoscono tutti.
È una persona tuttora impegnata nella società civile. Tre anni fa ha perso la moglie dopo una lunga malattia e ha due figlie. Una vive al Nord, ma l’altra vive di fatto a pochi passi. “Mia figlia lavora fino a tardi e poi deve pensare alla sua famiglia. Mica può pensare a me” mi raccontava quel brav’uomo. Non gli ho risposto. Per la prima volta mi sono trattenuto dal dire ciò che pensavo. L’ho fatto per non ferirlo. L’ho fatto perché ho capito che era una scusa. Che in tal modo tentava di giustificare a se stesso questa figlia vicina, ma di fatto lontana.
No, non sono d’accordo. La famiglia di quella figlia è anche quel padre solo e poco invadente, garbato ed educato. È anche quel brav’uomo che soffre tremendamente di solitudine in un piccolo paese del Salento. La sua famiglia è anche quella splendida persona che sogna di andare a letto la sera e di non risvegliarsi il mattino dopo. Che cosa costerebbe a quella figlia, che ha avuto tanto, portarselo a casa? Un piatto in più da lavare? Esci dal lavoro e devi correre a casa a cucinare? E se ti porti tuo padre che fastidio ti darebbe? Devi fare la spesa prima di tornare a casa dopo il lavoro? E portartelo in giro che fastidio ti darebbe? Devi pensare al figlioletto piccolo? Potrebbe darti benissimo una mano lui.
Anzi, dai a lui la possibilità di portarlo a scuola e di riprenderlo. Dagli l’opportunità di rendersi utile accompagnandolo a fare sport il pomeriggio o al corso di inglese. Tu avresti meno preoccupazioni e lui non soffrirebbe la solitudine. Non credo che siano chimere. Eppure, molto spesso, queste piccole cose non si fanno. Soffro terribilmente la mancanza dei miei genitori che pure sono riuscito a godermi fino a 40 anni, prima che un evento tragico me li portasse via. E proprio non riesco a capire chi li ha e vive come se non li avesse. E soprattutto non comprende che la solitudine degli anziani è la sconfitta della società.