Giornalista e scrittore
 

Letteratura gialla e cibo

Letteratura gialla e cibo: a tavola con mistero e suspense gustando le avventure del cronista salentino Saru Santacroce

Letteratura gialla e cibo: a tavola con mistero e suspenseIl cibo è senza dubbio tra gli elementi costituivi e caratterizzanti della letteratura gialla. Leggendo le avventure dei famosi investigatori o personaggi che animano i romanzi gialli di tutti i tempi, si ha l’impressione di essere piacevolmente seduti a tavola con mistero e suspense. L’adrenalina non sale solo inseguendo un criminale tra le pagine di un libro o nel mentre si è sul punto di capire chi è l’assassino. Brivido ed entusiasmo si avvertono anche nel momento in cui si ha l’impressione di gustare le pietanze che deliziano il palato dei personaggi che hanno reso celebri scrittori come Rex Stout o Agatha Christie, Andrea Camilleri o Georges Simenon.

Lo stesso brivido papillare si può provare gustando le avventure del cronista salentino Saru Santacroce che sono caratterizzate dal forte binomio tra cibo e mistero, amore per la buona tavola e suspense. L’amore per il cibo che traspare nella letteratura gialla, fa capolino anche nei gialli del cronista salentino Saru Santacroce. Saru non è un investigatore, ma è un giornalista che segue i fatti di cronaca nera. Dunque, vive lo stesso clima degli inquirenti, respira il medesimo refolo di mistero, si lascia trascinare dalla turbolenza degli eventi, ma trova sempre il tempo di assecondare il piacere per la buona tavola.
Spesso è a tavola con gli investigatori ed è proprio in quei frangenti che raccoglie gli scoop. Perché è tra una gustosa portata e l’altra e tra un bicchiere di ottimo rosso o di spumeggiante bianco che nasce l’intesa. E’ proprio in quei ludici frangenti che informazione e investigazioni trovano l’equilibrio giusto per dare slancio alle indagini. Così come scocca la scintilla per imboccare la pista giusta che porta alla soluzione del caso.
Non c’è investigatore che nella letteratura gialla non ami il cibo così come non c’è scrittore di romanzi gialli che non dia il giusto peso alle tradizioni culinarie. Ed è molto forte il connubio tra mistero e alimentazione. Una simbiosi che caratterizza molto i gialli del cronista salentino Saru Santacroce. Saru ama molto mangiare e ciò che porta in tavola esce dalla sua cucina ed è frutto delle sue abilità culinarie. Le ricette sono per lo più quelle della tradizione salentina trasmessagli dalla mamma e dalle anziane vicine di casa. E quando sceglie un posto è certo di essere in quello giusto per dare sfogo alla sua passione.
Questa passione lo avvicina molto al baffuto Hercule Poirot di Agatha Christie. L’investigatore belga che vive in Gran Bretagna adora molto le lingue di gatto con il cioccolato. E quando si dedica ai fornelli delizia i propri ospiti con le ricette belghe della mamma. Più o meno come fa Saru Santacroce che ai dolci preferisce di gran lunga il pane impastato da lui o le friselle salentine.
La stazza di Nero Wolfe è probabilmente il biglietto da visita più evidente di quali siano le passioni del personaggio frutto della penna e della fantasia dello scrittore statunitense Rex Stout. Non ci sono solo le orchidee. E, probabilmente, prima dell’amore per queste splendide piante viene quello per la cucina che l’investigatore divide con il fedele cuoco Fritz Brenner. Saru ha la passione per l’orto in cui coltiva buona parte delle verdure che poi porta in tavola.
Salvo Montalbano è probabilmente l’investigatore più vicino a Saru Santacroce. Sono entrambi uomini del Sud, parlano una lingua molto simile e sono legati alle proprie tradizioni. Al contrario del personaggio di Andrea Camilleri che può contare sulla sua fedele Adelina, Saru cucina da sé ciò che gusta a casa. Agli arancini e alla caponata di Salvo Montalbano, Saru Santacroce risponde con la puccia imbottita, gli gnomareddhi, il rustico, il calzone, u cauteddhu o il pasticciotto. Ma non è una gara a chi fa meglio. Perché in Italia si mangia bene ovunque.
Poi c’è Jules Maigret che in quanto ad amore per la buona tavola non è certamente secondo a nessuno. Il commissario di Georges Simenon non cucina. A quello pensa la devota moglie Louise che dietro ai fornelli è migliore di uno chef stellato. Almeno a leggere le pagine che lo scrittore belga dedica al cibo nella stesura dei suoi gialli. E spesso si ha la sensazione di sentire gli odori e i profumi che vengono fuori dalla cucina di madame Maigret. Alla stessa stregua di quelli che pare di avvertire leggendo le peripezie culinarie di Saru Santacroce.
Qual è il tuo investigatore preferito? Si trova in questo elenco? Hai mai letto qualcosa del cronista salentino? Facci sapere la tua opinione nei commenti.

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