Giornalista e scrittore
 

Chiesa difenda anche bambini molestati non solo migranti

Chiesa difenda anche bambini molestati non solo migranti oltre agli interessi dietro la scellerata politica immigratoria

Chiesa difenda anche bambini molestati non solo migranti

Giusto che la Chiesa difenda i migranti, ma non è sufficiente se si concentra solo su di loro e non pensa anche ai tanti bambini molestati. È indubbio che la battaglia in corso sul complesso problema dell’immigrazione nasconda risvolti osceni. E nessuno ha il coraggio di metterli in risalto. Non vedere le storture che si nascondono dietro questa scellerata politica immigratoria è come assistere ad uno spettacolo di magia. L’unica differenza è che mentre il mago illude, gli altri depredano alimentando i propri interessi.

Lo dimostrano i fatti. Alcuni pseudo benpensanti e terzomondisti hanno sposato la causa sol perché fa chic. Ma belle parole a parte nessuna sostanza. Buona parte dei media si piega a questa logica perché deve difendere gli interessi del padrone che vanno oltre l’editoria. Molti altri perché in un modo o nell’altro partecipano alla spartizione delle ingenti risorse pubbliche che la sagra del migrante elargisce benevolmente. Per il mondo clericale le ragioni appaiono doppie.
La chiesa ha interesse a difendere le numerose associazioni legate a quell’ambiente che partecipano al business dell’accoglienza. Inoltre, spostando l’attenzione sull’immigrazione tenta di far passare sotto silenzio gli orrori che i clerici fanno vivere ai tanti bambini. Alle vittime delle loro attenzioni morbose e perverse. Pertanto, non va bene che la Chiesa difenda solo i migranti dimenticando anche i tanti bambini molestati da predatori in abito talare. Oltre a pensare ai migranti (o meglio ai mille euro mensili che camminano sulle loro gambe) farebbe bene a portare avanti lotte di difesa dei bambini. Farebbe bene a tenere a mente quanti abominevoli scompensi arreca un abuso in tenera età.
Come recita l’articolo 21 della nostra Costituzione «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione». E ciò senza avere la pretesa che il proprio sia più importante o più intelligente o più interessante di quello altrui. Come diceva qualcuno, molto spesso non è la libertà quella che manca. Ma il coraggio di praticare l’onestà. Magari cominciando proprio dal guardare le nefandezze proprie che sono certe prima di puntare l’indice su quelle presunte degli altri.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *