Niente soldi per garantire la sicurezza e per i pensionati ma spendiamo 1.000 mld di lire al mese in politica migratoria
Niente soldi per garantire la sicurezza dei cittadini, ma spendiamo circa 1.000 miliardi al mese del vecchio conio per la fallimentare politica migratoria. E non troviamo soldi neppure per i nostri pensionati, per chi ha bisogno di cure e per tutelare la sicurezza del Paese.
Ci hanno sempre insegnato che quando la coperta è corta vanno fatte delle scelte. E in effetti i nostri illuminati governi ne hanno sempre fatte parecchie. Se aumenta l’aspettativa di vita non si può permettere a chi ha lavorato per quattro decenni di godersi il tempo che gli resta della sua esistenza. Meglio spostare in là l’agognato traguardo della pensione perché a non far niente si rischia di annoiarsi.
Se 13 milioni di italiani non hanno la possibilità di accedere alle cure mediche tanto meglio. Moriranno presto e non pagheremo loro la pensione. Se le risorse non ci sono non paghiamo i poliziotti che hanno il compito di garantire la sicurezza dei cittadini. In fondo, se la Salerno-Reggio Calabria o la Cassa per il Mezzogiorno non ci sono più era necessario inventarsi un altro ammortizzatore sociale. E così hanno scoperto che i migranti sono la più colossale opportunità che potesse capitare.
La scusa migliore per elargire prebende, offrire posti e arricchirsi a scapito delle future generazioni che poi dovranno pagare il conto. Così come noi stiamo rimborsando la belle époque della Milano da bere. Gli altri hanno bevuto e si sono divertiti e noi quarantenni passiamo alla cassa. E siccome la storia non è fatta per insegnare stiamo ripetendo lo stesso errore.
È di questi giorni la notizia che nelle casse del Viminale mancano 200 milioni di euro per pagare le indennità e gli straordinari dei poliziotti impiegati in servizi strategici come l’Antiterrorismo e il controllo del territorio. La trattativa con il ministero dell’Economia va avanti ormai da settimane. E i sindacati protestano per quella che definiscono «una vergogna contro chi, nonostante gli stipendi bassissimi, è sempre impegnato a garantire la sicurezza del Paese».
Ma non si vede riconosciuto neppure il diritto al pagamento degli straordinari svolti nel 2016. Un assurdo se si pensa che l’attività di prevenzione viene ritenuta una priorità per la continua minaccia terroristica.