Giornalista e scrittore
 

Se sbagli investimento non paga Pantalone

Se sbagli investimento non paga Pantalone: rispetto per i risparmi, ma in caso di truffa non si chiede conto a società

Se sbagli investimento non paga Pantalone ma chi truffa

Se sbagli un investimento non paga certo Pantalone. Il rispetto è dovuto perché non si gioca con i risparmi di una vita. Ma non capisco perché debba essere la collettività a pagare per gli errori di gestione di chi li ha investiti.

Se hai investito i tuoi soldi semplicemente per gli alti rendimenti che ti hanno prospettato e non ti sei preoccupato di verificarne i rischi non è colpa della gente se ora sei rimasto senza un soldo. Se non hai capito in cosa stavi investendo non puoi pretendere di essere rimborsato da chi magari, per non sapere né leggere né scrivere, i propri risparmi li tiene sotto una mattonella evitando truffe.
Altra cosa se il bancario che ti ha proposto l’investimento ha fatto il furbetto. Se ti ha raggirato dicendoti che era più sicuro dei Bot o dei Cct. Ma in quel caso non puoi pretendere che sia la collettività a farti rientrare dalla truffa. Come chiunque, ti rivolgerai al giudice e spiegherai le tue ragioni dimostrando il raggiro e chiamando in causa la banca e i suoi vertici malandrini.
Altra cosa è chiedere al governo che non promulghi leggine-spazzatura che mettano al riparo gli amministratori delinquenti che ti hanno derubato o i manager incompetenti degli organismi di controllo. Poi hai ragione quando ti chiederai se riuscirai mai a trovare “un giudice a Berlino”. E a quel punto sarai in buona compagnia nei tuoi dubbi, nelle tue paure e incertezze. Dal momento che la magistratura da tempo non dà dimostrazione di capacità, affidabilità, abnegazione e imparzialità.
Perché sarai in grande compagnia quando dubiterai sulla storiella che ti hanno raccontato sul procuratore di Arezzo, Roberto Rossi. Quando ti dicono che fa il consulente del governo e giudica sull’operato del papà del suo committente. O quando ti diranno di non preoccuparti perché ci penserà Raffaele Cantone, ormai ovunque come il prezzemolo, come se l’essere magistrato sia un sigillo di garanzia.

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