Tap e l’ennesimo scempio del Salento: poteva approdare nella zona industriale di Brindisi ma si è optato per un paradiso
La vicenda Tap pare l’ennesimo e mortale scempio del Salento e delle sue bellezze. Per avere un’idea dello sfregio in corso nel Salento con la Tap basterebbe pensare come sarebbe avere uno stadio al posto del Colosseo. O del Duomo di Milano o di Santa Maria Novella.
La Tap poteva approdare nella zona industriale di Brindisi che non ha bellezze naturalistiche in pericolo. Là dove, purtroppo, ci sono già altri mostri come la centrale a carbone di Cerano che non rendono fruibile ai cittadini il luogo. Senza considerare la disponibilitò di alcuni amministratori locali. Ma soprattutto tenendo presente che nella vicina Mesagne è previsto l’allaccio al cosiddetto punto di consegna, ossia la rete nazionale di Snam Gas.
Invece i geni italici hanno optato per l’approdo a San Foca. Hanno preso di mira una bellissima spiaggia che da anni vince la Bandiera blu e che alimenta turismo e reddito. Meglio approdare dove nidificano le tartarughe marine. Molto meglio espiantare alcune centinaia di alberi d’ulivo millenari che stanno già combattendo per resistere alla grave minaccia della Xylella.
E da lì dovranno poi far partire altri 56 chilometri di gasdotto per raggiungere Mesagne nel Brindisino. Secondo questi geni i costi sarebbero stati più alti con questa ipotesi. Anche se oggi l’azienda costruttrice sta perdendo tempo sul programma operativo. Nonostante stia mettendo a repentaglio un angolo di paradiso e si dica disponibile a prevedere delle migliorie e degli investimenti.
In realtà, secondo altri, non sarebbe stata una questione di costi ma solo di puntiglio. Perché dopo aver identificato il luogo di approdo in una sorta di gioco dell’oca, i nostri governanti avrebbero deciso di non ascoltare più altre campane. E così hanno scartato altre ipotesi accusate di far perdere tempo.
Come se la salvaguardia ambientale fosse una perdita di tempo e non un investimento. A tal proposito il sindaco di Melendugno, Marco Potì, racconta: “L’ipotesi di Brindisi non è mai stata presa seriamente in considerazione. La possibilità di scegliere un diverso punto di approdo è stata discussa per un’oretta in quattro incontri tra febbraio e marzo. Alcuni siti erano stati considerati idonei anche dal Ministero dei Beni Culturali. Ma ci è stato risposto che siccome il governo e la società avevano fretta di chiudere la procedura, non erano disponibili a valutare alternative”.
Onore, dunque, a coloro che stanno lottando per difendere il territorio. Per salvaguardarlo dall’ennesimo scempio deciso dalla politica dopo Cerano e l’Ilva. Un territorio già mortificato dalla soppressione del Frecciarossa che corre il rischio di non vedere più atterrare Ryanair.Un territorio già impoverito dalla fuga di una buona parte delle risorse umane migliori che adesso fa i conti con il nulla per la sua difesa e valorizzazione.