Da via D’Amelio 20 anni trascorsi inutilmente con scarsa cultura della legalità e attacchi ai bravi magistrati
Da via D’Amelio sono trascorsi inutilmente 20 anni perché da allora poco è cambiato e spesso in peggio.
Venti anni fa qualcuno assassinava, e qualche altro faceva ammazzare, il pm Paolo Borsellino e i suoi coraggiosi angeli custodi. Via d’Amelio a Palermo trasformata in un campo di battaglia. Proprio come avvenuto 56 giorni prima a Capaci dove erano stati assassinati il pm Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i coraggiosi ragazzi della scorta.
Ci sarebbe tanto da dire e da criticare per quanto accaduto. E soprattutto per quanto non è stato fatto per salvaguardare la vita a due grandi magistrati. Le cui parabole sono simili a tanti altri eroi caduti prima di loro per colpa di autorità pubbliche e politiche colluse che li hanno abbandonati.
E 20 anni dopo siamo ancora qui a chiederci come mai sia accaduto tutto ciò. E chi è il vero responsabile. Cosa ci resta oggi di due simboli della legalità come Falcone e Borsellino? Mah. Il quadro è desolante.
In Parlamento siede gente che vive fuori dalla realtà. Incapace di risolvere i problemi della gente. C’è chi si salva dal carcere grazie a leggi inventate per l’occasione. E sul Colle siede un compagno (?) che non trova di meglio da fare che attaccare i magistrati di Palermo che stanno cercando di fare luce sulle stragi del ’92.
La cultura della legalità non sembra certo la priorità. Al di là delle parole vuote e di circostanza. La triste sensazione è che da via D’Amelio 20 anni siano trascorsi inutilmente.