Comunisti col Rolex sì ma guru proprio no. Va bene che siano ricchi ma certi homo sapiens ci risparmino lezioni di vita
Possiamo anche dire sì ai cosiddetti comunisti col Rolex, ma trovarceli anche guru proprio no. Ascoltando il servizio sul tg della Rai ho pensato ad una satira intelligente e simpatica contro tutti quei finti comunisti con i soldi. A quei compagni con il Rolex e con i vestiti da migliaia di euro che parlano della fame nel mondo. Ossia quelli che sono disposti a dividere e a spendere volentieri i soldi degli altri ma non i loro.
Quegli pseudo sinistrorsi che difendono la democrazia solo quando gli interlocutori la pensano come loro altrimenti niente diritti. Oppure quelli che dicono di avere Mao e Che Guevara nel cuore e giocano a fare i radical chic da salotto. Insomma, quelli che indossano la kefiah magari per nascondere il portafogli pieno. O la usano come lavacro per meglio apparire agli occhi di chi li vede come eroi o li venera come icone. Ma poi mi sono meravigliato della mia meraviglia.
Del resto, perché aspettarmi che J-Ax e Fedez facessero il verso al mondo in cui vivono? Che bevessero l’acqua putrida dello stagno finto ideologico in cui sguazzano? Che mettessero a nudo le contraddizioni del pensiero unico massificato di cui sono imbevuti e che essi stessi contribuiscono a espandere come i pusher con le droghe o gli untori con i nuovi virus? E, infatti, giusto per chiarire eventuali arcani essi stessi hanno spiegato che “con questa canzone abbiamo voluto dimostrare che chiunque si può arricchire lavorando onestamente. E pertanto non c’è da vergognarsi se un comunista indossa un Rolex e anzi deve esserne fiero e non deve dire grazie a nessuno”.
Sarebbe interessante raccontare questa favola ai minatori del Sulcis. Oppure ai lavoratori dell’Almaviva licenziati o ai tanti loro colleghi spesso laureati che a fine mese portano a casa 700/800 euro. Ai tanti con la pergamena che ingrossano le liste di collocamento. O a quelli più fortunati che trovano lavoro dopo anni di precariato e guadagnano al massimo 2000 euro al mese. Senza dimenticare i tanti contadini del Salento che hanno perso i loro ulivi millenari a causa della Xylella. Per quanto mi riguarda nulla da eccepire sul loro arricchimento o sul fatto che siano “poveri diventati ricchi” per dirla come loro.
Sono contento per loro che ce l’abbiano fatta, che il lavoro abbia dato loro fama e ricchezza. Quello che non capirò mai, ma probabilmente per un mio limite, è la tendenza di questi personaggi a voler dare lezioni di vita agli altri. A voler spiegare agli altri come si sta al mondo. Il perché non si accontentino di viversi e godersi la ricchezza senza per forza vestire i panni del guru. Ma forse sta proprio qui il delirio: non accontentarsi più dei soldi e aspirare a diventare profeti. O, peggio ancora, dei messia.