Giornalista e scrittore
 

Monti sa imporre solo tasse

Monti sa imporre solo tasse e sia lui che il suo governo non sono capaci di partorire un’idea per far ripartire il Paese

Monti sa imporre solo tasse e non un'idea per la crescita

I fatti dimostrano che, purtroppo, Monti sa imporre solo tasse. Le mega idee del professor Monti e del suo governo sono solo Tasse, tasse e ancora tasse. Si comincia subito con il conguaglio Irpef di questo mese. E nel futuro sono previsti solo ulteriori esborsi e/o salassi.

Nelle buste paga di questo mese si dovrà pagare il conguaglio dell’aumento delle addizionali regionali Irpef 2011 (deciso retroattivamente dal governo Monti a dicembre dello scorso anno). Ma anche l’acconto del 30 per cento delle addizionali comunali Irpef, sbloccate dal Berlusconi-Tremonti nell’estate scorsa.
Grazie al semaforo verde già 300 Municipi hanno approvato gli aumenti, tra cui sette capoluoghi di provincia. La stangata regionale viene valutata dalla Uil in un aggravio che porterà la famiglia media a pagare fino a 371 euro. Mentre per quella comunale si prevede un passaggio nel 2012 dai 129 ai 177 euro medi pro-capite.
Si intende che chi guadagna di più sarà sottoposto ad un salasso maggiore. Tutto ciò mentre il decreto fiscale, in discussione in Parlamento, ha sbloccato le aliquote Irap. Pertanto se le Regioni si avvalessero della nuova opportunità e aumentassero di un punto la tassa sulle attività produttive per le imprese ci sarebbe un aggravio. La Cgia di Mestre la calcola in 3,5 miliardi.
Tutto ciò in attesa del 16 giugno quando si tornerà, con la prima rata, a pagare l’Imu sulla prima casa. In città come Roma e Milano la famiglia media pagherà 83 euro. Ma la media nazionale non dice tutto perché in città come Roma si arriverà a 461 euro e a Milano a 426 euro. Completano il quadro gli aumenti della tassa sui rifiuti, unica esente dal blocco del 2008. In tre anni è cresciuta mediamente in Italia del 7,6 per cento e molti Municipi sono pronti a nuovi rincari. Insomma, questa è la prova certa che Monti sa imporre solo tasse.
Addizionali regionali
Stangata in arrivo per le addizionali regionali. Nella busta-paga di marzo tutti i contribuenti italiani, da Nord a Sud, di tutte le Regioni, dovranno pagare il conguaglio 2011 dell’aumento dell’addizionale regionale Irpef deciso con il decreto Salva Italia del governo Monti. L’aumento è pari allo 0,33 per cento dell’aliquota base (cioè quella che non è nella discrezionalità delle Regioni) e porta l’aliquota dallo 0,9 all’1,23 per cento.
Già nella busta paga del mese di febbraio, appena alle nostre spalle, c’è stato l’altro piccolo salasso. Il previsto acconto del 30 per cento dell’addizionale del 2012 che quest’anno è stato più salato del 2011 perché comprende l’aumento dello 0,33. Secondo i calcoli della Uil servizio politiche territoriali l’aumento in questione vale mediamente 76 euro.
Nel biennio si pagheranno 152 euro in più. L’aumento è piuttosto doloroso perché le addizionali Irpef, a differenza dell’Irpef nazionale, non sono protette dalle detrazioni per la produzione di reddito. Ovvero si pagano sull’imponibile pieno. Si calcola che l’aggravio dovuto all’imminente rincaro sia confrontabile ad un aumento di un punto dell’aliquota Irpef statale.
Addizionali comunali
Raffica di rincari per l’addizionale comunale dell’Irpef. L’aumento è stato sbloccato dal decreto di agosto firmato dall’allora ministro dell’Economia Tremonti. Con la busta-paga di marzo bisognerà pagare il previsto acconto del 30 per cento. Ad oggi, sebbene la maggior parte dei Comuni non abbia ancora approvato il bilancio del 2012, già 301 Municipi hanno varato gli aumenti.
Tra questi sette città capoluogo: Chieti passa dallo 0,7 del 2011 all’attuale 0,8 per cento; Agrigento dallo 0,4 allo 0,6; Brescia dallo 0,2 allo 0,55; Catanzaro dallo 0,5 allo 0,8 per cento; Teramo dallo 0,5 allo 0,8; Viterbo dallo 0,4 allo 0,5. Ferrara ha deliberato tre aliquote per fasce di reddito passando dall’aliquota unica dello 0,5 dello scorso anno ad aliquote comprese dallo 0,6 allo 0,8 per cento.
Ma non è finita perché i Comuni hanno tempo fino al 30 giugno, data successiva alle elezioni amministrative, per aumentare l’Irpef. E dunque i contribuenti italiani potranno aspettarsi altre sorprese. La Uil stima che quest’anno l’aggravio medio potrà arrivare a 58 euro pro-capite. In totale i Municipi che lo scorso anno avevano deliberato l’addizionale Irpef erano 6.216 su un totale di circa 8.000.
Tarsu
In attesa della Tares, la nuova imposta sui servizi pubblici comunali e sui rifiuti che entrerà in vigore dal prossimo anno, continua il rincaro della vecchia Tarsu. Non è mai stata sottoposta a blocchi e dunque è stata per molti Comuni l’unica leva fiscale utilizzabile. Dal 2008 al 2010 la Tarsu ha totalizzato mediamente nei Comuni italiani un aumento del 7,6 per cento. Mediamente nel 2010 le famiglie italiane – prendendo come campione un nucleo familiare di 4 persone con una casa di 80 metri quadrati e un reddito imponibile Irpef di 36 mila euro – hanno pagato 210 euro. Nel 2009 erano 200 euro.
Ma gli aumenti non si fermano qui. Nel 2011 sono stati messi a segno altri rincari. E la prossima estate si disporrà di un quadro definito delle decisioni che stanno meditando i Comuni. Inoltre la stragrande maggioranza delle Province, 86 amministrazioni, aggiunge alla tassa rifiuti comunale il peso del proprio Tributo provinciale ambientale.
L’aliquota più alta è pari al 5 per cento, mentre il minimo è l’1 per cento. Tra le amministrazioni più care Arezzo con il 4,7 per cento; Catania, Messina, Agrigento, Avellino, Lucca e Foggia con il 4 per cento e Udine con il 4,5 per cento.
Irap locale e altre tasse
Il decreto legge fiscale deve ancora essere convertito, ma gli aumenti possono essere già varati. Il provvedimento del governo Monti, che sa imporre solo tasse, sblocca dal 2012 una serie di tasse regionali, provinciali e comunali. La più importante è l’Irap. Da una parte beneficia delle maggiori detrazioni per le assunzioni di giovani e donne varate dal governo. Ma dall’altra è esposta a pericolosi rincari.
La Cgia di Mestre ha calcolato che se tutte le regioni che hanno ancora margini mettessero in atto un aumento di un punto il costo per le imprese sarebbe di 3,5 miliardi. Il pacchetto di imposte, per così dire “minori”, era ancora sotto il blocco del 2008 dal quale già erano uscite Irpef e Rc auto e che non aveva mai investito la Tarsu.
Il decreto prevede l’aumento dell’Irap, del bollo auto, della tassa per i diritto allo studio, dell’Addizionale per il consumo del gas (Arisgam), delle tasse per l’abilitazione professionale. Ma anche l’aumento del Tributo ambientale (Tefa), ossia la tassa sui rifiuti. E la tassa provinciale per l’occupazione del suolo pubblico (Tosap).
Imu
Dal 16 giugno ci sarà il debutto dell’Ici sulla prima casa col nome di Imu, imposta municipale unica. Una vera e propria stangata per i contribuenti che magari stanno facendo non poca fatica per pagare il mutuo. L’aliquota ordinaria è fissata al 4 per mille e i Comuni potranno aumentarla o diminuirla del 2 per mille.
E si calcola su una base imponibile (la rendita catastale) aumentata del 60%. La tassa sarà mitigata da una detrazione di 200 euro, aumentabile di 50 euro per ciascun figlio a carico under 26 fino ad un massimo di 400 euro. La Uil calcola che l’aggravio medio per le famiglie sarà quest’anno di 83 euro con punte di 461 euro a Roma 426 a Milano.
Per non parlare delle seconde case. Si parte da un’aliquota base dello 0,76 per mille sulla quale i Comuni potranno apportare un aumento o una diminuzione del 3 per mille. L’aggravio medio, rispetto alla vecchia Ici-Irpef seconda casa, sarà mediamente di 95 euro. Passando da un esborso medio di 537 euro a uno di 632 euro. Punte di esborsi medi di 1.286 a Roma e 1.352 a Milano.

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