Tremiti di paura diventa un inno alla vita in una recensione scritta da una lettrice che ha molto apprezzato il giallo
Il giallo Tremiti di paura diventa anche un inno alla vita in una recensione scritta da una lettrice che ha molto apprezzato il giallo del cronista salentino Saru Santacroce ambientato alle Isole Tremiti con al centro un cruento femminicidio. Di seguito la recensione.
Il libro di Cesario Picca è una vera e propria boccata di aria fresca e pulita. Ma anche di entusiasmo alla ricerca della verità in cui l’autore ci immerge. Con la sua chiarezza e spontaneità espositiva, la semplicità dei suoi personaggi, lo sfondo intrigante di un omicidio quanto la terra (le isole Tremiti) in cui è stato commesso. Ci catapulta in un’atmosfera, inizialmente vacanziera e successivamente lavorativa, dove è la vita stessa a fare da prima donna. Il protagonista Saru Santacroce è un uomo rude, razionale, attento.Ma nello stesso tempo amante di tutto ciò che può essere assaporato in ogni istante dell’esistenza. Come se fosse sempre l’ultimo ad essere vissuto. Lo stesso è dedito al suo lavoro, che ama e che svolge con grande senso di responsabilità personale e sociale. Che non si sente di trascurare. E non solo per il fatto che lo stesso rivesta il ruolo di sostentamento ma neppure quando il prezzo da pagare è la perdita della donna che ama.
Il suo lasciarsi andare facilmente, apparentemente sintomo di debolezza, altro non è se non curiosità verso la vita stessa fatta anche di opportunità da non lasciarsi scappare. E che spesso fanno da misura per apprezzare quello che poi, in maniera improvvisa e prorompente, fa boom facendo esplodere il cuore per colmarlo di gioia pura e duratura. Attraverso gli altri personaggi, soprattutto quelli femminili che non mancano e che a lui sembrano piacere molto non di minore spessore, l’autore fa vivere al lettore le sensazioni di una vita che deve essere apprezzata in ogni sua sfaccettatura e in tante quotidiane occasioni.
Sia quando si è seduti intorno ad un tavolo da soli o con gli amici davanti al cibo preferito. Oppure quando ci si sente sopraffatti dagli affanni quotidiani che alcuni giorni appaiono cumuli di atrocità insormontabili. Ma anche quando si è attratti da coloro che indossano le vesti dei nostri desideri a volte insaziabili. Sia quando ci si trova davanti ad un evento imprevisto come accade al protagonista, che inciampa sulla vittima di un omicidio increscioso. Quest’ultimo al centro della trama è ben studiato ed articolato. Ricco di suspense e sorprese, che lasciano intravedere una certa esperienza dell’autore per gli ambienti in cui si dispongono le indagini, le modalità in cui si effettuano e per tutto ciò che presuppone la soluzione di un caso come quello descritto.
Il lavoro di cronista calza a pennello al protagonista, che si muove disinvolto e sicuro in un ruolo che non poteva non essere il suo. Anche i personaggi che ruotano intorno alla vicenda sono bene assortiti e scelti nel modo giusto. Sia per il ruolo che occupano, sia per le parole che usano nel rapportarsi ai colleghi o ai superiori. Una certa freschezza viene offerta al giallo dalle figure femminili, che nella diversità dei ruoli e personalità sono accomunate da una certa attrazione per Saru, deciso a non farsene scappare neppure una.Non mancano nella narrazione le note malinconiche, seppure brevi, di un protagonista che pensa alla sua terra e ai suoi genitori lontani con tenerezza e nostalgia. Che rivelano la presenza di un certa tristezza nella sua esistenza, anche se poi superata in maniera alquanto normale.
Il giallo che si legge ovunque
Il giallo di Picca si può leggere ovunque: al mare sotto il sole salentino per chi come me ne assapora e ne conserva il calore anche durante una giornata grigia e piovosa. In cima ad una montagna, in città seduti ad aspettare o su un qualunque mezzo di trasporto. E in ogni altro luogo in cui ci si trovi con tanta voglia di curiosità ed evasione. La prima parola che mi è venuta in mente leggendo il libro e che evoca una sensazione molto forte è divorare. Come fanno le persone quando mangiano con avidità qualcosa che piace. Quando si guarda qualcuno o qualcosa con un certo desiderio, quando si legge velocemente un libro, detto specifico di animali feroci o al passivo quando si è divorati dalla passione.
La discorsività del testo, la sua continuità genuina, la sua scorrevolezza, che a tratti appare come un fiume in piena, derivanti dalla semplicità delle parole scelte dall’autore con scrupolosità anche nella forma dialettale e accompagnate da una forte dose di suspense sia per il contenuto in sé del giallo, sia per le svolte continue ed impreviste del protagonista e dei suoi più vicini personaggi, mi ha spinto a leggere il libro molto velocemente quasi a volerlo divorare.
Tremiti di paura diventa un inno alla vita
Spero di non esagerare a considerare il testo di Picca un vero e proprio inno alla vita. All’insegna della ricerca della verità seppure in un contesto in cui è stato commesso un omicidio e la perdita di un essere umano fa da sfondo macabro. Di una vita come quella di tanti fatta di lavoro, passione, amore, amicizia, sole e mare per chi li apprezzi, dedizione, delusione, tradimento, avidità, rispetto e di tanto tanto entusiasmo. Il tutto ancora più apprezzabile in un momento storico come questo di grigiore politico, sociale, morale in cui spesso la confusione e le conseguenze del ribaltamento di certi valori fondamentali sembrerebbero poter prendere il sopravvento a scapito di una vita che vale sempre la pena di essere vissuta a 360 gradi.
Come il protagonista Saru insegna a fare anche durante la difficile soluzione di un omicidio, di cui è uno dei cronisti: personaggio del quale la sottoscritta si è praticamente innamorata per il suo naturale carisma, la loquacità e se non altro per la condivisione nel divorare la vita e ciò che si ama, compresa la terra madre e il suo cibo.