Una brutta manovra finanziaria che taglia ai deboli e non scalfisce i privilegi, aumenta le tasse e non risolve problemi
Davvero una brutta manovra finanziaria quella presentata dal governo. È bastato molto poco per capire che la (bozza) manovra non fosse affatto equa e neppure in grado di affrontare i reali problemi del Paese.
A cominciare dall’ennesima vergognosa legge personale per favorire le imprese del presidente del consiglio. Leggina che poco fa il premier ha deciso di ritirare (vedremo se è vero) dopo le indignate proteste del Paese.
Per non dire dell’aumento delle tasse che questo governo ha sempre sostenuto di voler abbassare. In pratica l’ennesima bugia dell’esecutivo. Che fosse una brutta manovra finanziaria non ci voleva certo il settimanale cattolico Famiglia Cristiana che a tal proposito parla di «ipocrisia e incompetenza» nel gestire le sorti del Paese. Nel numero in uscita scrive: «La manovra non ci pare equa. Per essere davvero giusta dovrebbe chiedere a tutti di tirare la cinghia».
A cominciare dai politici, cui spetta dare l’esempio. E invece? I tagli agli scandalosi costi dei politici vengono rimandati al futuro» scrive il settimanale. Inoltre la manovra è, per Famiglia Cristiana, «simile alla politica cui siamo abituati da anni: solo parole».
«Nel documento economico di Tremonti brillano per assenza due promesse strombazzate in campagna elettorale: abolizione delle Province e quoziente familiare (ora Fattore famiglia)».
Mi limito ad osservare che anche il clero dovrebbe dare l’esempio. A cominciare dal pagamento dell’Ici. Da anni la Chiesa non paga l’imposta sugli immobili. Non solo sulle costruzioni religiose (come è giusto) ma neppure sui negozi e sugli alberghi di sua proprietà. E questa è davvero uno scandalo.