I veli dell’Islam e la razionalità perduta di chi giustifica una cultura misogina indossando il velo per piacere a dio
Tra i veli dell’Islam e la razionalità perduta dei soliti radical chic ci rimette solo l’Occidente. L’altro giorno mi sono infilato in una discussione surreale sul burkini sì e burkini no. Ad un certo punto una neo convertita all’Islam, per giustificare l’uso del velo, ha scritto: “Nessuna donna che si copre si sente inferiore ad un uomo si copre X il suo creatore”.
A me è sembrata una scusa di una banalità e di una tristezza inaudite e, come al mio solito, non mi sono trattenuto dal chiedere spiegazioni. Intanto, ho chiesto alla persona interessata di illuminarmi indicandomi “il passo delle tue sacre scritture in cui c’è scritto che le donne debbono essere vestite per il loro Dio come dici tu”.
E siccome non credo che esista (del resto non me l’ha indicato) ho fatto una considerazione: “Se tu sei vestita per il tuo Dio e siccome Dio c’è sempre, che sia immanente o trascendente, immagino che tu sia sempre vestita. E pertanto non dovresti avere un marito che ovviamente pretenderebbe da te determinate prestazioni che richiedono la… svestizione”.
Se la signora è “vestita per il suo creatore” mi è venuto spontaneo pensare alle “nostre suore che abbracciano una certa convinzione e la portano avanti senza se e senza ma. Siccome anche loro si vestono per il nostro Dio poi non si sposano e non si svestono per nessun uomo”.
Ma le mie dissertazioni non sono piaciute né alla signora né ad alcuni suoi amici. E, infatti, anziché provare a fornire spiegazioni, si sono abbandonati agli insulti più beceri. A questo mondo, è ormai assodato, non piacciono coloro che hanno il coraggio di dire ciò che pensano.
Coloro che ancora si ribellano al pensiero unico massificato imperante, che non hanno bisogno di stare nel gregge per non soffrire di solitudine. Gente che nulla ha a che vedere con la becera moda terzomondista, radical chic, benpensante, buonista farisaica.
Personalmente quell’essere “vestita per il mio creatore” lo vedo come una foglia di fico per nascondere il triste abbandono a una cultura maschilista e misogina. Una cultura che impone alle donne, considerate esseri inferiori, di coprirsi. Pertanto ho cercato un appiglio nell’intelligenza e nella razionalità facendo un parallelo con la Bibbia cristiana.
Ovviamente l’appiglio non è stato neppure colto. “Vedi, nella mia Bibbia esiste il vendicatore del sangue. Ma poi c’è il comandamento che dice di non uccidere. C’è scritto che occorre perdonare e che occorre porgere l’altra guancia. Siccome il mio Dio predica il perdono che c’entra il vendicatore del sangue? Quindi, mi pare ovvio che le sacre scritture vadano interpretate con intelligenza. Pertanto se anche parlano del vendicatore del sangue debbo pensare che per vivere in pace sia meglio perdonare e porgere l’altra guancia”.
E ho aggiunto: “Se le tue scritture dicono che devi essere vestita per il tuo Dio, come dici tu, dovrei supporre che tu scelga di non sposarti e diventare una sorta di suora. Perché non è che il tuo Dio non esista in camera da letto e quindi fai tutte le porcate di questo mondo. Quindi, siccome tante donne musulmane, come dici tu e non faccio fatica a crederlo, hanno anche due lauree mi auguro che siano in grado anche di usare un pizzico di quella intelligenza che hanno mostrato nello studio per interpretare con criterio le sacre scritture”. E, così facendo, ribellarsi a una cultura maschilista, misogina e medievale.