Belotti e Dessì e le ombre dei Cinque stelle che da presunti paladini dell’onestà siano zoppicanti sui soldi pubblici
Belotti e Dessì sono ormai le pericolose ombre che aleggiano sulla presunta onestà e sulla sbandierata legalità dei Cinque stelle. Il punto non è se Repubblica abbia scoperto o meno l’acqua calda come afferma l’Efdd. Infatti, in un comunicato attribuito a Efdd, il gruppo parlamentare europeo di cui fanno parte gli eurodeputati Cinque stelle, si sostiene che i controlli siano normali.
Così come appare fuori luogo l’invito ai suoi cronisti di punta di fare le pulci ad altri gruppi politici. Il cuore della questione è un altro. E’ capire se anche i presunti paladini della legalità e della trasparenza si comportino alla stregua di tutti gli altri partiti o movimenti. E quindi facciano il bello e il cattivo tempo con i soldi pubblici.
Da elettore vorrei capire cosa c’è di vero nella storia dei rimborsi che riguarda la responsabile della comunicazione dei Cinque stelle al parlamento europeo, Cristina Belotti. Mi piacerebbe sapere se la signora ha davvero incassato indebitamente rimborsi dall’Unione europea. Se davvero si è fatta rimborsare mentre seguiva la campagna elettorale di Luigi Di Maio in Italia contravvenendo così alle regole dell’Europarlamento. Regole che prevedono che le trasferte dei funzionari dei gruppi siano spesate solo se legate alla politica Ue.
Secondo Repubblica la rappresentante Cinque stelle a Bruxelles farebbe la cresta sui rimborsi. Almeno così emergerebbe da alcune mail pubblicate. Documenti che dimostrerebbero che la Belotti ha accettato di cancellare la richiesta di alcuni rimborsi “per missioni che non avevano a che fare con il suo incarico Ue” subito dopo la verifica amministrativa subita. Perché farlo se non avesse avuto niente da temere?
Il Movimento, paladino della legalità, anziché punire chi commette errori ha attaccato il giornale chiedendo di pubblicare i documenti. E quando il giornale lo ha fatto, invece di prenderne mestamente atto, ha continuato a fingere che nulla fosse accaduto. Così come, evidentemente, nulla è successo nel caso di Emanuele Dessì. Il candidato grillino al Senato che paga un affitto di circa 7 euro al mese per una casa popolare del Comune di Frascati. Da tempo i Cinque stelle si vantano di controllare i loro rappresentanti.
E lo strombazzano in ogni dove quando ne scartano qualcuno che a loro dire non avrebbe i requisiti per far parte del gruppo. Ma è evidente che questi controlli non diano molti frutti. Specie se poi si ritrovano a dover fare i conti con casi come quello di Belotti e Dessì che per i Cinque stelle sono le pericolose ombre che oscurano la loro presunta legalità. Che quando si ha a che fare con soldi pubblici la moralità sia destinata a farsi benedire a prescindere dal colore politico?