Giornalista e scrittore
 

Per Caritas solidarietà deve valere per tutti

Per Caritas solidarietà deve valere per tutti, ma i poveri italiani sono esclusi dalle ingenti risorse dell’accoglienza

Per Caritas solidarietà deve valere per tutti i bisognosi

Per la Caritas la solidarietà deve valere per tutti i bisognosi anche se tanti poveri italiani vengono esclusi dalle ingenti risorse destinate all’accoglienza. Ha ragione il premier Paolo Gentiloni quando dice che noi italiani dobbiamo essere “orgogliosi perché non alziamo muri e non chiudiamo porti”. Non mi trova però d’accordo quando afferma che “l’Italia è l’unico Paese che ha avuto una politica migratoria decente in Europa in questi anni”.

È un dovere aiutare chi è in difficoltà. Ma dire che la nostra politica migratoria sia la migliore significa vivere sul ramo di qualche pero sperduto. E da lì è impossibile vedere le nefandezze di quanto sta accadendo con la scusa della solidarietà e dell’accoglienza. Non c’è bisogno di citare una delle tante inchieste per comprenderlo. Solo chi nasconde il proprio tornaconto personale dietro il finto buonismo e il perbenismo finge di non capire e di non vedere.
Non è un’eresia affermare che la grandissima parte di chi difende questa ruberia, che neppure la Democrazia cristiana, lo fa solo perché con l’accoglienza, direttamente o indirettamente, ci mangia. Ma la pecca peggiore di questa finta politica della solidarietà è la assoluta mancanza di equità e di solidarietà sociale sulla quale si fonda. Perché una vera politica solidale deve includere e non escludere. A quelle risorse devono poter accedere tutti e non solo una parte. Non sono poveri solo i migranti che sbarcano sulle nostre coste. Lo sono anche i cittadini italiani che non sanno neppure come sbarcare al giorno dopo. Così come spiegano impietosamente i numeri della Caritas diocesana di Roma.
Perché non ci devono spaventare o commuovere solo i numeri migratori. Dovrebbero quantomeno far sorgere lo stesso sdegno quelli che danno la misura della miseria nostrana. Ebbene, come spiega la Caritas, «accanto alla povertà più tradizionale e visibile, in particolare quella dei senza dimora, emerge una classe di nuovi poveri che pagano un affitto, che lavorano o hanno lavorato e che però non hanno di che vivere».
Gli italiani soli, spesso anziani, oppure anche disoccupati di mezza età che non riescono più a reinserirsi nel mondo del lavoro. Gente che campa con piccoli lavoretti in nero e l’aiuto della parrocchia. Oltre il 45% degli utenti dei centri di ascolto Caritas è italiano. A Roma quasi il 22% della popolazione è composto da anziani. In alcuni municipi questi superano il 43%. Un terzo degli ultra sessantacinquenni di Roma è a rischio povertà. Dunque, ha ragione la Caritas quando afferma che la solidarietà deve valere per tutti e non solo per una parte.

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