Giornalista e scrittore
 

Crisi Deutsche Bank segna fallimento politica economica tedesca

Crisi Deutsche Bank segna fallimento politica economica tedesca eppure la Germania impone le sue deleterie politiche

Crisi Deutsche Bank segna fallimento politica economica tedesca

La crisi di Deutsche Bank segna inevitabilmente il fallimento della politica economica tedesca. Pertanto, la domanda retorica sorge spontanea: faresti gestire le tue sorti da chi non è capace di far funzionare la propria banca? Eppure l’Ue è sotto scacco della Germania e delle sue deleterie politiche economiche che hanno messo in crisi il vecchio continente e le sue genti.

La crisi di Deutsche Bank segna il fallimento della politica economica tedesca. Una banca già salvata con soldi pubblici prima che la Germania imponesse agli altri partner europei il Bail in. E ora nuovamente in crisi. E non sta bene neppure l’altro grande gruppo bancario tedesco, la Commerzbank principale candidata alla fusione con Deutsche. Un vecchio adagio invita a lasciar fare per dimostrare il reale valore di qualcuno. E la Germania ha ampiamente dimostrato di non essere in grado di realizzare politiche economiche adeguate.
Il mito della capacità tedesca ha gettato la maschera rivelandosi una favola dal finale drammatico. Il continuo imporre agli altri i compiti a casa altro non sembra che una diversione. Ossia la volontà di nascondere le proprie incapacità inventandosi problemi altrui. L’impressione è che i tedeschi siano come quei bulli proprietari del pallone. Nonostante i piedi di legno restano in campo perché se si portano la palla mettono fine ai giochi. E siccome il gioco finora visto è triste oltre che finalizzato a realizzare esclusivamente gli obiettivi tedeschi sarebbe opportuno pure smettere di giocare.
Tra il 2011 e il 2018 Deutsche Bank ha accumulato una perdita netta 6 miliardi di dollari. Inoltre, è stata multata per 14,5 miliardi per attività che vanno dalla vendita dei titoli ipotecari al suo ruolo nello scandalo Libor ed è finita al centro di un’indagine sul riciclaggio di denaro sporco. Anche le sue strategie per ammortizzare le perdite speculative non hanno funzionato come dimostra il fatto che le sue azioni sono crollate ai minimi storici (-90% negli ultimi 11 anni) e che gli analisti hanno apertamente messo in discussione il suo modello di business basato sull’investment banking.
Secondo James von Moltke, che di Deutsche è il responsabile finanziario, la banca sarebbe vittima di un “circolo vizioso di entrate in calo, spese in aumento, rating in diminuzione e costi di finanziamento crescenti”. Il che indica una gestione fallimentare. L’anno scorso la banca ha generato un utile netto di 341 milioni di euro, il primo dal 2014, ma inferiore del 20% al target previsto. Il gruppo inoltre ha realizzato un ritorno sul patrimonio di appena lo 0,5% nel 2018, un ventesimo rispetto al suo obiettivo, e la sua banca d’investimento ha perso 303 milioni di euro lo scorso trimestre a causa della decisione dei grandi clienti istituzionali di trasferire la loro attività altrove.
Ciò che spaventa è che i tedeschi vorrebbero assegnare a Deutsche Bank il ruolo di campione bancario europeo. Che è come dire provare ad andare su Marte con lo Sputnik. La crisi di Deutsche Bank segna il fallimento della politica economica tedesca, ma il problema è che questa Ue genuflessa ai diktat di Berlino potrebbe davvero permettere ai tedeschi di realizzare questo progetto. Magari spalmando sui popoli europei i propri guai. Nonostante qualcuno abbia affermato che “acquistare i problemi dei tedeschi sarebbe assolutamente folle”.

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