I social media e l’era dei femminicidi 3.0 come Tiziana Cantone che è rimasta vittima dell’uso distorto dei social media
Da grande opportunità i social media si stanno rivelando un’arma micidiale a causa dell’uso distorto che ne fanno troppi utenti e per tale ragione questa pare l’era dei femminicidi 3.0. Perché è innegabile che l’uso incongruo delle nuove (spesso micidiali) tecnologie può davvero rovinare la vita come è successo per Tiziana Cantone.
E se ai nuovi marchingegni aggiungiamo la tendenza a lasciare briglie sciolte a ciò che di più becero, retrivo, provincialotto, voyeur e pruriginoso c’è in noi allora il mix è talmente esplosivo da risultare mortale. Continuiamo a ripeterci che siamo moderni. Che siamo aperti, che siamo 2.0 o 3.0. Ma probabilmente lo facciamo più per auto convincerci. Nello sciocco tentativo di nascondere il cavernicolo mentecatto che domina in noi e che sopravvive a qualsiasi forma di rivoluzione.
Che resiste alle conquiste sociali, politiche, scientifiche e mediche a cui non siamo in grado di stare al passo. Leggere di una donna che si uccide perché un suo video porno è finito in rete fa rabbrividire. Pare la nuova frontiera del femminicidio, quello 3.0, forse peggiore della precedente. Ai maschi che uccidono le donne in maniera sanguinaria si stanno sostituendo quelli che usano le nuove tecnologie. Coloro che trasformano la vita di una persona in un inferno portandola verso il tragico epilogo finale. Un excursus lento e doloroso che giorno per giorno avvelena l’anima e spegne la vita.
Tiziana, alta, bruna, capelli lunghi e sguardo intenso, un fisico da modella, aveva 31 anni. Si è uccisa a causa di un video hot. A sua insaputa, era finito sul web diventando virale, con tanto di nome e cognome. Inutile fuggire dalla sua città e cambiare identità e vita. Inutile avere vinto il braccio di ferro con i social e con chi l’ha gettata in questa spirale dolorosa. Tiziana non ce l’ha fatta a reggere il fardello a cui è stata sottoposta. Tiziana voleva essere una donna libera.
Voleva godere della libertà che le spettava. Ma ha fatto i conti con una società bigotta e tremendamente farisaica. Lo sapeva pure lei che tutti lo fanno a questo mondo. Ma forse non aveva capito che quel tutto e di più che si può fare in privato può anche diventare mortale se diventa pubblico. Soprattutto se non si ha la forza di reagire ai rigurgiti trogloditi che sprigiona e alimenta.