Giornalista e scrittore
 

Il tafazziano D’Alema e il referendum

Il tafazziano D’Alema e il referendum che lui avversa e pur di non sentirsi solo e triste diventa autolesionista

Il tafazziano D'Alema e il referendum costituzionale

Pur di vendicarsi, il tafazziano D’alema veste i panni dell’autolesionismo e si scaglia contro il referendum. “Per ridurre i costi della politica e riformare il sistema basterebbero tre articoli di poche righe”. Peccato che quando ha avuto la possibilità Massimo D’Alema non lo abbia né fatto né pensato. Però adesso è tra coloro che votano per il No al referendum costituzionale del prossimo autunno. Almeno ha una ragione per dare senso alla propria esistenza. Un modo per riempire le sue tristi giornate senza potere.

Se non altro non è più in solitudine, che soffre parecchio. Almeno fa parte di quella schiera di cariatidi che in tanti anni, pagati con soldi pubblici, non hanno mai fatto niente di positivo per il Paese e ora non vedono l’ora di bloccare chi vorrebbe, magari male, fare qualcosa.
La sensazione è che l’ex ‘lider Maximo’ se la sia legata al dito la mancata candidatura al Parlamento europeo da parte di Matteo Renzi che bene fa a rottamare i parassiti della politica e delle risorse pubbliche. La certezza è che l’ex presidente del consiglio soffra pesantemente della sindrome di Sansone e Tafazzi.
Ricorda tanto quei tizi che da piccoli si portavano via l’unico pallone se non giocavano perché scarsi senza considerare neppure l’ipotesi di una staffetta con qualcuno più bravo. Ma quelli erano piccoli ed erano in parte giustificabili. Di certo non lo è chi ha una certa età e chi dice che ha a cuore le sorti di quel Paese per il quale niente ha fatto quando ha potuto. Se davvero il nuovo che avanza è la D’Alema band, Matteo Renzi può stare tranquillo.

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