La farsa di concorsi e kermesse letterarie da snobbare perché contro autori indipendenti e lettori
Concorsi e kermesse letterarie sono la vera farsa del momento. Per questo, a mio avviso sono da snobbare assolutamente. Gli autori indipendenti dovrebbero snobbarli per la manifesta contrarietà e per la irrispettosità verso i loro interessi e il loro lavoro. E anche gli stessi lettori dovrebbero snobbarli perché manifestamente più intelligenti di quanto gli organizzatori credono. Che la partecipazione sia gratuita o preveda una certa quota la sostanza non cambia. Buona parte (se non tutti) dei concorsi e dei festival letterari o pseudo tali che si svolgono in ogni angolo della Penisola andrebbe snobbata dagli autori indipendenti.
Non sono solo una perdita di tempo, ma in ogni caso anche di denaro. Perché, quandanche non vi sia la quota di partecipazione, l’autore sostiene delle spese per inviare i propri manoscritti e soprattutto regala i suoi libri a chi non lo merita. E, come diceva quel tale, “è inutile regalare perle ai porci”. O queste menti illuminate pensano che un libro autoprodotto non abbia valore? Si parla tanto di crisi delle librerie, ma poi esse stesse sono artefici dei loro mali. Perché nel momento in cui sottostanno ai diktat degli editori tradizionali stanno già stringendo un cappio intorno al loro collo.
I prezzi che queste case editrici praticano sono molto più alti di quanto oggi propone il mondo dell’editoria autoprodotta la cui offerta non è assolutamente inferiore o di minore qualità. L’argomento l’ho già trattato in un altro mio post che potete leggere cliccando qui. Pertanto non mi dilungo su questo aspetto.
Quello che invece intendo criticare qui è il comportamento farisaico nei confronti degli autori indipendenti da parte di organizzatori di concorsi e festival letterari o pseudo tali. E sol perché hanno scelto la strada di essere imprenditori di se stessi. Per verificare di persona quanto sto scrivendo, ho preso parte a un paio di concorsi (per esempio Pescara e Cattolica) e ho contattato un certo numero di festival (tra cui Mestre) e kermesse.
Prima ancora di perdere tempo e denaro mi sono sempre premurato di chiedere agli organizzatori se accettassero libri di autori indipendenti. Gli organizzatori dei festival solitamente declinano subito la proposta per non fare torto a librerie o case editrici. Ma quelli dei concorsi hanno sempre risposto che non vi era alcun problema. Chissà perché, poi, tra i premiati (c’erano anche riconoscimenti per i più bravi a centrare la tazza del water) non c’era l’ombra di opere di autori indipendenti. Possibile che non ve ne fosse uno capace e meritevole? In compenso, però, sono stati elargiti premi a libri pubblicati da case editrici a pagamento o a doppio binario.
Perché anche se si paga per pubblicare non importa purché dietro un libro vi sia qualcuno che si spaccia per editore. Carissimi organizzatori, lo scandalo non è accettare libri autopubblicati. Lo è prendere in considerazione quelli stampati da case editrici che chiedono soldi agli autori. Perché proprio per tale ragione sono disposti a pubblicare persino l’immondizia che poi voi premiate a scapito di chi merita maggiore considerazione. Così facendo non solo prendete in giro i lettori ammannendo loro anche porcherie, ma siete complici di un sistema malato e corrotto. E poi vi lamentate che l’editoria sia in crisi e che le librerie chiudano.