Secondo i Panama papers le tangenti affamano i poveri con 50 miliardi di tangenti l’anno che vanno nei paradisi fiscali
Secondo i Panama papers le tangenti affamano i poveri. Se è vero quello che scrive l’Espresso, in base a quanto emerso dall’inchiesta Panama Papers, «ogni anno vengono sottratti 50 miliardi alle popolazioni africane».
Soldi che potrebbero tranquillamente soddisfare il fabbisogno alimentare e favorire un importante programma di sviluppo di quei popoli ora costretti ad abbandonare la propria terra. Secondo il settimanale, che cita stime dell’Onu, queste risorse finanziarie spariscono «in flussi finanziari illeciti nascosti nelle società offshore di cui lo studio legale Mossak Fonseca di Panama è l’abile artefice».
Per intenderci, si tratta di quello studio a cui si erano rivolti personaggi in vista in Italia per nascondere al Fisco i propri redditi. Quei flussi illeciti vengono usati per arricchire quei pochi che lo sono già. Gente che spesso neppure riesce a spendere quanto ruba. Ma soprattutto per sfruttare le immense risorse naturali di 44 Stati africani sui 54 esistenti. Senza alcun beneficio per le popolazioni locali che continuano a morire per fame, carestie e guerre volute dai loro governanti impegnati a incassare tangenti.
L’Espresso ci fa sapere anche che «con poco più di due miliardi di euro l’anno si possono creare più di 1,8 milioni di posti di lavoro nelle aree affamate del continente». Proprio da quelle da cui si muovono masse di disperati col miraggio dell’Europa.
Quei due miliardi sono l’equivalente di quanto ha speso l’Italia nel quadriennio 2011-2014 per assistere i migranti sbarcati sulle nostre coste. E conclude scrivendo: «Moltiplicate per venti la cifra: un altro ordine mondiale sarebbe possibile». Eppure nessuno pare interessato a costruire questo nuovo ordine impegnato com’è a perpetuare quello esistente seppur incancrenito.