Lecce città del libro e di cultura per il 2017 è meritato perché un riconoscimento a una terra di cultura e accoglienza
La proclamazione di Lecce Città del libro e di Cultura per il 2017 è certamente una notizia di quelle importanti oltre che una sfida da saper cogliere. Senza dubbio un riconoscimento di valore per colei che ha cullato Quinto Ennio, che ha visto scalpitare il genio di Carmelo Bene. Che oltre ‘allu sule, lu mare e lu ientu sforna anche tanto talentu’.
Colei che sa farsi amare e che cattura con le sue eccelse qualità chiunque impara a conoscerla. Colei che può sentir parlare male solo chi non la conosce dimostrando non malafede ma profonda grettezza e miseria d’animo e di mente. Un premio non solo alla caratura culturale di una città e di una terra, il Salento, che trasuda storia e arte. Ma anche un riconoscimento a quanti in questi anni hanno fornito e continuano a dare il proprio contributo per farla conoscere ed apprezzare.
Perché hai voglia ad avere ricchezze e bellezze se poi non sei bravo a comunicarle. E noi per tanti anni siamo stati incapaci di comunicare ciò che di meraviglioso abbiamo e che dobbiamo preservare. Come per esempio il calore della gente, l’amore per il prossimo, il gusto per l’accoglienza, il colore, il sapore e l’odore di ciò che produciamo e portiamo in tavola. Qualità che solo chi le ha conosciute può non dimenticarle e trasformare ogni occasione in quella giusta per riviverle e farle proprie. Tralascio le polemiche per quanto avremmo meritato ma non abbiamo avuto. Pure in questo momento di emozione, commozione e subbuglio il mio animo le ha in serbo, ma oggi è tempo di compiacersi e di godere e non di polemizzare.