La politica e la finta riscoperta dell’agricoltura che dopo averla distrutta invita i giovani a creare aziende agricole
La politica che l’ha distrutta ora la coccola e finge di darsi da fare abbandonandosi alla finta riscoperta dell’agricoltura. Dicevano che un Paese rurale non è un Paese moderno. Che uno Stato che basa la propria economia sull’agricoltura non è un grande Stato. E così hanno distrutto l’agricoltura in Italia.
Non solo. Hanno costruito industrie che hanno dissestato l’ambiente. E anno costretto migliaia di persone a lasciare la propria terra per andare a lavorare nelle grandi fabbriche del Nord e nelle miniere del Belgio. Poi hanno capito la boiata. Non hanno più potuto nascondere il grande bluff di cui la gente del Sud è rimasta vittima. E ora fingono un ritorno alle origini non come rimedio, bensì come recupero delle tradizioni.
Se le responsabilità politiche fossero reato probabilmente la classe politica di questo Paese se non posta al muro quantomeno meriterebbe i lavori forzati a vita. Sia per gli immensi danni prodotti che come forma di cultura, per insegnarle la vera essenza del lavoro.
È di questi giorni lo stanziamento da parte della Regione Puglia di 40 milioni per favorire la nascita di aziende agricole da parte dei giovani. Una tra le tante iniziative del genere che ormai si sprecano in Italia. Prima li hanno convinti che la laurea fosse una panacea. Poi li hanno abbindolati con la favola che bastasse scosciare un po’ per fare fortuna o lisciare la persona giusta.
E ora, che il lavoro con la pergamena non si trova più e che la più antica forma di corruzione della storia pare aver perso slancio, li vorrebbero far tornare a lavoro. Non si capisce, però, come si potranno gestire le nuove aziende agricole se non ci sono le condizioni di mercato.
Come potranno convincere un giovane a investire in agricoltura se poi i costi che dovrà sostenere renderanno appetibili e imbattibili i prodotti dei paesi del terzo mondo. Non dicono come potrà quel neo imprenditore competere con il Magreb o con gli stessi paesi Ue che spendono un quinto per produrre. Il pericolo è che si tratti dell’ennesima truffa perpetrata da una politica incompetente.