Salvini e il flop annunciato a dispetto dei bei sondaggi del simbolo di questa stagione che antepone parole ai fatti
Salvini è innegabilmente il simbolo di questa stagione disgraziata di maleducazione e giravolte e il suo flop è di fatto annunciato. Al contrario di quanto affermano i sondaggi, che hanno il tempo che trovano, non credo che il presunto capitano verrà investito da un plebiscito popolare.
Certamente è innegabile che sia l’uomo di stagione, di questa disgraziata fase sguaiata e maleducata della Repubblica. Il manifesto del nulla che sta erodendo le coscienze anche più illuminate. Il simbolo del decadimento a cui in molti si stanno abbandonando per interesse o quieto vivere. Ma poi le stagioni, per fortuna o per sfortuna, finiscono. A tutto c’è un inizio e una fine.
In fondo, la storia, anche recente, lo ha dimostrato con un altro Matteo. E pure lui, come l’attuale, ha sfondato alle Europee prima di essere riposto nel cassetto tra le cose da dimenticare. Anche lui pareva il nuovo che avanza, ha incarnato la speranza di un cambiamento rivelandosi peggio degli altri. E per quello che sta facendo c’è da credere che pure Salvini farà la stessa fine. Perché non può essere diversamente quando vieni eletto e non fai le cose. Non puoi sperare di imbrogliare a lungo se le tue azioni si limitano a tweet e a post. Come si fa a pensare di andare molto lontano se si pontifica su tutto e alle parole non corrispondono i fatti. Non puoi dimenticare che chi troppo allarga poco stringe specie se non fai il minimo che ti viene richiesto.
Abbiamo un vicepresidente che ha imparato a solleticare le visceri della gente. Ma con le parole la pancia non si riempie e quando è vuota a lungo la corsa finisce. È di ieri lo scontro con una ‘zingaraccia’ che la dice lunga sul nostromo di turno. Se la signora vive illegalmente in un campo abusivo, firmi le apposite autorizzazioni e mandi le ruspe, ma senza annunciarlo urbi et orbi sui social. Perché le persone serie e perbene, prima che ministro, intanto usano un linguaggio consono. E soprattutto fanno e non parlano, almeno prima di aver agito. Esattamente come fa da mesi con l’immigrazione clandestina e l’Europa. Anziché confrontarsi nei consessi appositi, magari sbattendo la famosa scarpa sul tavolo, pontifica sui social.
Faceva la stessa cosa anche l’altro Matteo, ma almeno lui alle riunioni andava anche se lo trattavano come il due di coppe con la briscola a denari. Perché la politica è anche una questione di serietà e forma che non vanno affatto di pari passo con la sostanza. Infatti, gli altri parlano bene e razzolano male, ma i risultati per il loro Paese li portano a casa. al contrario del nostro vice presidente del consiglio. Queste e molte altre sono le ragioni che fanno credere che Salvini e il flop annunciato sia ormai una questione di tempo.