Cinquestelle si smarchino da Salvini e dalla sua Lega e facciano valere i voti ricevuti per il cambiamento del Paese
I Cinquestelle si smarchino da Salvini e facciano valere i loro voti per realizzare il cambiamento del Paese. Hanno conquistato il 33% dei voti alle politiche, quasi il doppio del loro alleato di governo. Eppure si sono infilati in un meccanismo che li sta stritolando e di conseguenza erodendo il loro elettorato.
Chi ha i numeri dovrebbe governare o quantomeno imporre l’agenda. E invece a comandare è il leader della Lega che li sta obbligando a un lavoro che nulla ha a che fare con il nuovo che dovrebbero incarnare i pentastellati. L’impressione è che il M5s sia ostaggio della paura.
Un insensato timore nei confronti dell’avversario che si comporta come un ras mancando di rispetto a chi è nella maggioranza e ha più voti. Timore di fare le cose per i continui strappi dell’uomo del Viminale che si macchia continuamente di sgarbi istituzionali. Terrore di imporre la propria visione per paura che l’altro stacchi la spina ringalluzzito dai sondaggi che lo danno al 40%. A mio avviso i Cinquestelle stanno sbagliando strategia, vittime proprio della paura.
Al contrario dovrebbero prendere coscienza che gli elettori alle passate elezioni politiche hanno conferito loro il mandato a fare le cose perché erano l’unica alternativa alla vecchia classe dirigente. E finché non si renderanno conto di questo, comportandosi di conseguenza, resteranno vittime della politica stantia, immobile e immobilizzante della Lega. E così facendo rischiano di pagare dazio alle prossime tornate elettorali così come già successo. Saranno un po’ ignoranti o sprovveduti, come li definisce qualcuno. Ma è difficile non esserlo quando si comincia un determinato percorso e si ha bisogno di tempo per imparare. Almeno l’onestà e la voglia di fare sono innegabili al contrario dei loro sodali al governo e di chi siede in Parlamento.
Pertanto, i Cinquestelle si smarchino da Salvini. Prendano il coraggio a piene mani e si giochino la partita. Magari facendo affidamento proprio su quel signore che pare perbene che si chiama Giuseppe Conte. Se la vinceranno potranno festeggiare e insieme a loro gli italiani che si attendono un necessario cambio di passo, pronti a riconfermare la squadra. Se la perderanno non avranno quantomeno il rammarico di non averci provato fino in fondo e magari potranno avere un’altra chance. Al contrario, facendosi impelagare nell’immobilismo, non porteranno a casa niente. E saranno destinati a sconfitta certa ancor prima di scendere in campo nonostante la superiorità rispetto all’avversario.