Sindacato e ordine si svegliano dopo svendita giornalisti e si lamentano dei licenziamenti in atto da molto tempo
Il sindacato e l’ordine si svegliano un po’ tardi, dopo aver permesso per molto tempo la svendita dei giornalisti. Per anni hanno, infatti, permesso agli editori di fare carne da macello della categoria. E lo hanno fatto nel più assoluto silenzio. Per anni hanno dato la possibilità ai padroni di sfruttare i colleghi firmando contratti al ribasso. Contratti che stanno mettendo a dura prova persino la solidità del nostro istituto di previdenza.
Contratti che hanno costretto professionisti a lavorare senza tutele e per pochi spiccioli. Per anni come sindacalista ho denunciato con i colleghi della corrente sindacale Senzabavaglio la precarizzazione della professione. Ma la maggioranza della Fnsi ha sempre fatto orecchie da mercante. Ora Ordine e sindacato si svegliano, peccato che lo facciano dopo la svendita dei giornalisti. Peccato che solo ora gridino al lupo al lupo contro il governo. “Noi non abbassiamo la testa davanti a nessuno, meno che mai di fronte al Governo” ha detto Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale della stampa. Peccato che alla Fnsi non abbiano mai mostrato lo stesso coraggio davanti agli editori.
Peccato che nessuno abbia avuto da dire qualcosa quando il padrone di Repubblica ebbe ad affermare che “i giornalisti dovrebbero pagare gli editori perché permettono loro di essere famosi”. Un’ingiuria proferita niente meno che dal palco del congresso della Fnsi di Bergamo quando segretario era Siddi, dipendente del gruppo l’Espresso. Il presidente del Cnog, Carlo Verna, ha detto al ministro Di Maio che “deve soggiacere alle regole della democrazia di cui l’informazione è un organo di controllo”. Mi chiedo quale sia la funzione di controllo di un giornalista che guadagna cinque euro al pezzo e non ha alcuna tutela. Di un collega che deve fare ciò che il padrone gli impone pena il licenziamento.
Se sia più un cane da compagnia che da guardia un cronista sotto il gioco della precarizzazione. Come faccia a mostrare coraggio davanti al politico amico del suo editore senza un contratto e senza le rappresentanze di categoria che lo tutelino. Ordine e sindacato lamentano il taglio al fondo dell’editoria. Denunciano che in tal modo tanti colleghi sono a rischio. E fanno sapere che alcuni giornali stanno già tagliando il personale. Peccato che dimentichino che tali tagli sono stati fatti anche quando il fondo era integro e i soldi giravano. Allora nessuna voce di protesta si è sollevata. Così come nessuno si è lamentato di fronte all’emorragia di posti che ha subito la categoria negli ultimi anni quando il fondo non era a rischio.