Giornalista e scrittore
 

Ventimila euro lordi per lavorare senza orari è schiavismo

Ventimila euro lordi per lavorare senza orari è schiavismo, ma la guerra tra poveri riduce miseramente i compensi

Ventimila euro lordi per lavorare senza orari è schiavismoVentimila euro lordi per lavorare senza orari è schiavismo. È il mio pensiero e coltivando il dubbio non è detto che io abbia ragione. Sono ancora dell’idea che vada riconosciuto il giusto valore al lavoro. Pertanto se ritieni che una persona abbia le qualità per occupare un determinato posto devi anche riconoscerle il giusto emolumento.

Le gratificazioni, le soddisfazioni e i complimenti fanno sempre piacere. Ma non è con quelli che si riempie la pancia e si pagano le bollette. Purtroppo viviamo in un’epoca in cui la cultura del lavoro è dominata dalla politica del massimo ribasso. Una prassi che vive e prolifera grazie alla guerra tra poveri che si contendono uno stipendio da fame come i cani randagi con un osso secco e spolpato.
A mio avviso non è equo un contratto da dipendente a 20.000 euro lordi all’anno per un lavoro senza orari e senza distinzione tra feriali e festivi con elevata responsabilità. Chi lo propone ragiona da schiavista perché si pretende un bravo professionista al costo di uno stagista. Togliendo a quella cifra circa il 30 per cento di imposizione fiscale si arriva a un netto di poco superiore ai 14.000 euro netti. Da qui occorre sottrarre le spese per raggiungere l’ufficio. Tra andata e ritorno c’è un viaggio medio giornaliero di circa 60 chilometri più il pedaggio autostradale. Di fatto, dei circa 1.200 euro al mese di stipendio si porta a casa si e no un migliaio di euro. E solo se a pranzo si opta per un panino o un’insalatina non da acquistare al bar sotto l’ufficio, ma da portare direttamente da casa. Perché altrimenti bisogna accontentarsi di 800 euro mensili.
Dunque, stando bene attento a non spendere, neppure la gioia di un caffè al bar con i colleghi passando per il peggiore dei taccagni, si può aspirare a uno stipendio da mille euro al mese. Spesso chi offre questi contratti fa passare la cosa come un grosso favore di cui magari essere eternamente riconoscente. Un regalo da mille euro al mese stando sempre fuori casa se non addirittura traslocando in un’altra città. Che impone di cambiare decisamente in peggio lo stile di vita. E magari ritrovandoti a lavorare in condizioni talmente stressanti da correre pure il rischio di ammalarti e quindi rimetterci in salute.
Essendo in corso una guerra tra poveri c’è chi accetta di lavorare anche in queste condizioni. Non ho mai sputato sul lavoro e non mi sono mai spaventato della fatica. Venendo da una famiglia molto povera ho imparato sin da piccolo ad apprezzare e a praticare il sacrificio come valore per il raggiungimento di obiettivi più prestigiosi. Ma quell’impegno deve essere pagato. Il mercato del lavoro, per alcuni, è decisamente peggiorato e il sangue e il plasma non sono doti che porta volontariamente il lavoratore. Gli vengono imposti per contratto. Non basta fare il tuo. Per pochi spiccioli devi anche dare l’anima gettando il cuore oltre l’ostacolo con la consapevolezza che sacrificio e competenze non serviranno quando qualcun altro accetterà condizioni al ribasso.

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