Giornalista e scrittore
 

Chi tocca il grande capo muore

Chi tocca il grande capo muore e dopo Boffo e Fini tocca al giudice Mesiano per la sentenza sul Lodo Mondadori

Chi tocca il grande capo muore perché Berlusconi aizza le tv

Chi tocca il grande capo muore e così dopo Boffo e Fini tocca al giudice della sentenza sul Lodo Mondadori.

Dapprima hanno pedinato una persona, poi hanno giudicato stranezze le cose normali che avrebbe fatto chiunque. Infine si sono difesi parlando di errore nell’uso degli aggettivi. È il succo dello strepitoso servizio andato in onda giovedì scorso a Mattino 5. Si tratta di un programma di Canale 5, rete del gruppo Mediaset di proprietà del presidente del consiglio.
Il servizio, era su Raimondo Mesiano, il giudice che ha emesso la sentenza che ha condannato Fininvest a pagare 750 milioni a Cir per il Lodo Mondadori. Nel servizio si vede il giudice Mesiano che passeggia per le vie di Milano dove vive. Poi fuma qualche sigaretta, va dal parrucchiere e infine si siede su una panchina.
Azioni normali che vengono definite «stranezze» dalla giornalista Annalisa Spinoso. Il giudice per la giornalista è strano anche perché indossa calzini azzurri con mocassini bianchi. Per il suo collega Claudio Brachino, direttore di Videonews e conduttore di Mattino 5, non c’è nulla di strano in un servizio così.
E anzi Brachino ha il coraggio di affermare che la vittima del pestaggio mediatico è lui. Evidentemente il mondo gira all’incontrario. Questo episodio dimostra a mio avviso il pericoloso clima che si sta instaurando in Italia.
Per cui chi si permette di criticare il presidente del consiglio si ritrova contro un esercito di pretoriani pronti a massacrarlo. E non è la prima volta che accade una cosa del genere. Mesiano forse ha la fortuna di non avere amanti, di non partecipare a festini e di non avere scheletri nell’armadio.
Già successo con Boffo e Fini
Altrimenti, c’è da giurarlo, avrebbe già subito un assalto alla giugulare da parte del direttore del Giornale, Vittorio Feltri,. Feltri è specializzato nel trovare e pubblicare veri o presunti dossier. È già successo con l’ex direttore di Avvenire Dino Boffo.
Reo di aver criticato Berlusconi a proposito dei suoi festini, Boffo si è trovato sbattuto in prima pagina. Dipinto come un mostro che molesta la gente. Dopo di lui Feltri ci ha provato anche con il presidente della Camera Gianfranco Fini.
Evidentemente non prono al capo assoluto è stato invitato a tornare nei ranghi. In caso contrario sarebbe partita una campagna a colpi di dossier a luci rosse anche contro di lui. Se questa è normalità evidentemente ho perso qualche passaggio.

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