Giornalista e scrittore
 

Eco e gli imbecilli sui social

Eco e gli imbecilli sui social sa molto di fatwa snob lanciata da chi non considera i benefici che hanno i nuovi media

Eco e gli imbecilli sui social sa molto di fatwa snob

Eco e gli imbecilli sui social è un ritornello che si appalesa spesso di questi tempi. Correva l’anno 2015 quando Umberto Eco si scagliò contro i social media perché a suo dire davano il diritto di parola agli imbecilli. «I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».

Personalmente non concordo con l’affermazione di Eco che se la prende con gli imbecilli sui social. Quantomeno non lo sono completamente perché la trovo molto snob. Quel tipico atteggiamento di chi pensa di essere migliore degli altri. Di chi pensa di essere l’unico depositario della verità e gli altri non sono alla sua altezza. Una sorta di Marchese del Grillo perché lui è lui e gli altri non sono un ca… Gli imbecilli sono sempre esistiti a prescindere dai social, come lo stesso Eco riconosce. Una sentenza che, per come la vedo io, non tiene conto dei benefici che pure i nuovi media hanno portato.
Se li usano anche gli imbecilli ce ne faremo una ragione. Tanto quelli restano tali, sia al bar come nei social. Se ne desume che se prima erano riconosciuti imbecilli solo dai pochi che frequentavano il bar come loro, ora faranno figure planetarie. Infatti, questa sorta di fatwa dimostra scarsa considerazione per chi i social li usa in maniera seria. Non ha in alcuna considerazione la loro intelligenza. Non dà importanza alla loro capacità di discernere tra chi è un imbecille e chi invece dice cose serie e sensate. In fondo, se uno è imbecille o meno lo decide chi lo ascolta. Tranne che Eco non consideri imbecilli pure questi ultimi.
Al contrario di Eco, ritengo i social una grande opportunità se non li si usa solo per seminare odio e vomitare insulti. Permettono, infatti, di confrontarsi con persone che sono dall’altra parte del mondo in tempo reale. Offrono l’opportunità di conoscere culture diverse. E, soprattutto, fanno girare più liberamente e senza censure le informazioni. E danno l’opportunità a chi ha qualcosa di buono da dire di superare le barriere imposte dai centri di potere.
Un bavaglio pensato dalle lobby che dominavano i media tradizionali per imporre una selezione elitaria. E in tal modo decidevano chi aveva il diritto di parola e chi no. Scelte che venivano fatte solo in base a parametri o legami che nulla avevano a che fare con il merito e la capacità. In realtà, sappiamo benissimo che nella marea degli imbecilli spuntano sempre delle eccellenze. Proprio come i fiori in mezzo al letame. Eccellenze che prima non avevano la possibilità di far conoscere il loro pensiero.
Basti pensare ai tanti artisti che grazie ai social pubblicizzano la loro arte. Una volta era una cosa assolutamente impensabile. Eco aveva buon gioco a prendersela con i social. Perché lui era dall’altra parte della barricata. Nessuno può sapere se in giro ci fosse qualcuno più bravo. Più capace di Eco, ma meno fortunato nel trovare la strada per dimostrarlo. O inviso a chi dominava i media e per questo snobbato. Per questo non sono d’accordo con l’uscita di Eco che solo teoricamente attacca gli imbecilli sui social. Ma potrebbe anche nascondere un rimpianto per lo strapotere delle lobby che dominavano i media tradizionali imponendo una selezione elitaria.

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