Strage Sri Lanka e politically correct dei negazionisti che distingue tra morti e quasi nega la carneficina di Pasqua
La strage in Sri Lanka come al solito deve fare i conti con il politically correct e il negazionismo occidentale che quasi nega la strage di Pasqua. Eppure i morti non hanno colore. Non hanno nazionalità. Ma soprattutto, non hanno religione. I morti si piangono e basta. Se si riuscisse ad evitarli sarebbe anche meglio. Specie se la falce che li miete è mossa da presunti rancori religiosi. Ma è evidente che per qualcuno ci sono morti e morti. Ci sono quelli di serie A e quelli di serie B.
Il politically correct di certa parte dell’Occidente è la brutta malattia di questi nostri tempi malsani. Una malattia che non cura ciò che vorrebbe sanare, ma è peggiore del male. Perché le distinzioni non hanno mai sanato le ferite, ma le hanno mortalmente riacutizzate. Il politically correct non aiuta a rasserenare gli animi, ma li aizza ulteriormente e li esaspera. Specie se quel politically correct è infarcito di farisaica costernazione, è imbevuto di finto buonismo, è guarnito con teatrale cinismo.
Il giorno di Pasqua in Sri Lanka c’è stata una carneficina. Centinaia di persone uccise sol perché professavano un credo religioso inviso ai terroristi. Ammazzate perché di religione cattolica. Trucidate per vendicare la strage di Christchurch del 15 marzo scorso. Sembra quasi una sorta di remake di via Rasella. I terroristi hanno ucciso sei cattolici per ogni musulmano ammazzato un mese fa in Australia. Per la strage di Christchurch le reazioni sono state molteplici e veementi. Specie da parte dell’intellighenzia occidentale.
Papa Francesco pareva più costernato e distrutto del Cristo diretto verso il Golgota. Certi politici erano pronti a percorrere la Via Crucis strisciando sulle ginocchia fino a farsele scarnificare. Percuotendosi il corpo con un cilicio intrecciato di spine. Pronti a qualsiasi sacrificio per espiare chissà quali colpe dovute al populismo nostrano la cui eco fascista è giunta a inquinare i cuori dall’altra parte del mondo. Niente di tutto ciò è invece accaduto dopo la strage in Sri Lanka. E il politically correct occidentale, al contrario, si è dato molto da fare per far passare sotto silenzio la carneficina. L’Occidente è stato colpito da una sorta di negazionismo isterico e collettivo peggiore della carneficina.
Alcuni esponenti dell’intellighenzia occidentale hanno fatto passare il messaggio che quei morti, in realtà, hanno scelto quella fine. Seguaci di una qualche imprecisata e pericolosa setta che per quel giorno avevano organizzato un suicidio collettivo. “Adoratori della Pasqua” li hanno definiti l’ex presidente Usa, Barack Obama, e il suo ex segretario di Stato, Hillary Clinton. Gli altri politicanti non sono neppure pervenuti.
Papa Francesco aveva esaurito le forze per la Via Crucis interpretata dopo la strage di Christchurch e non è stato in grado di reinterpretarla per quella nello Sri Lanka. È resuscitato e proprio non se l’è sentita di risalire la via del Golgota per le oltre 300 vittime dei terroristi islamici. Dopo la strage in Sri Lanka, il politically correct occidentale ha perso l’ennesima occasione per tentare una sorta di riconciliazione per portare davvero un po’ di luce in questa società martoriata.