Gli editori colpiscono e la Fnsi non ribatte a De Benedetti secondo cui i giornalisti dovrebbero pagare perché famosi
Gli editori colpiscono al congresso e la Fnsi non ribatte specie quando un editore sostiene davanti alla platea che i giornalisti dovrebbero addirittura pagare i loro padroni per l’opportunità che offrono di diventare famosi. Di seguito il mio intervento al XXVI congresso della Fnsi.
Martedì mattina mi è toccato assistere mio malgrado a uno spettacolo da Grand Guignol. È accaduto nel corso del convegno organizzato dalla Fnsi al quale erano presenti De Benedetti, Confalonieri e Marchetti. I tre esimi relatori hanno suonato il de profundis della professione senza che nessuno della controparte abbia ribattuto alcunché.
L’illuminato e progressista De Benedetti ha detto che noi giornalisti dovremmo essere grati ai padroni che ci permettono di lavorare e di avere visibilità. Forse solo la decenza di non rasentare il ridicolo o la paura di essere aggredito lo hanno spinto a non aggiungere che noi giornalisti dovremmo magari pagare loro per la fortuna che abbiamo di lavorare.
A un posto da lui c’era seduto il presidente di Mediaset. Fedele Confalonieri ci ha prospettato un futuro da veline dell’informazione coniando il termine infotainment che vuole essere la sincrasi tra informazione e intrattenimento.
Nel gioco delle parti, come datori di lavoro, ovviamente possono dire la loro. Ma vi assicuro cari colleghi che l’imbarazzo mio e di molti altri in sala è stato non udire una ferma risposta da parte degli altri interlocutori sul palco. E nella fattispecie dal nostro segretario, che era alla sua sinistra, o dal nostro presidente. Non voglio pensare, come pure hanno fatto altri, che il segretario non abbia avuto il coraggio di contraddire il suo datore di lavoro.
L’unico che ha avuto il coraggio di mettere dei paletti è stato il collega francese Jean Martin. Ma a Confalonieri o a De Benedetti non ha fatto né caldo né freddo. Perché tanto loro le trattative non le fanno mica con lui. E mi verrebbe da dire: si è visto con la firma dell’ultimo contratto. Accordo che limita i diritti e per l’ennesima volta si è scordato dei freelance e dei precari. Confronto che si è concluso con la schiacciante vittoria degli editori senza neppure un tentativo di ripartenza, per usare termini calcistici, da parte della Fnsi.
Ma c’è dell’altro. Accanto a De Benedetti, alla sua destra, c’era il presidente di Rcs Mediagroup Piergaetano Marchetti. Anche lui ha aggiunto il carico da 11 senza che nessuno abbia avuto il coraggio di mettere un paletto. Marchetti ha puntato l’indice contro i corsi di formazione retribuiti. Ha detto che i medici quando imparano ad usare un’altra macchina necessaria alla loro professione non vengono pagati.
Quindi voi colleghi perché pretendete soldi quando fate corsi del genere? Non vi basta accontentarvi che vi acculturino? In realtà al professor Marchetti sfugge il fatto che quei medici fanno lezione in orario di lavoro (quindi sono retribuiti) e quando le ore scadono vanno a casa. Noi invece facciamo il corso e poi dopo le 7 ore e 12 restiamo in redazione per chiudere il giornale. E io non ho mai visto un centesimo di straordinario.
Al professor Marchetti nessuno della Fnsi ha contestato nulla. Sapete chi è dovuto intervenire per contestare le sue affermazioni? Il sindacato nazionale dei radiologi che ha confermato, come ho detto io, che in realtà l’aggiornamento medico è pagato. E la dirigenza della Fnsi cosa aspetta? Che alla prossima trattativa contrattuale la controparte concluda il suo lavoro di smantellamento della professione?