La Fnsi e le regole violentate al congresso dei giornalisti da Siddi e Natale per perpetuare il loro potere
Al congresso del sindacato dei giornalisti le regole vengono violentate dalla Fnsi e dai suoi dirigenti pur di perpetuare il loro potere mettendo in secondo piano gli interessi della categoria. Il Congresso in corso a Bergamo si è spaccato sulla riforma dello statuto e 92 delegati su 302 sono usciti per protesta al momento del voto.
Nel nuovo testo non figura il referendum sull’ipotesi di rinnovo del contratto di lavoro, strumento fondamentale della democrazia, né si prevede il voto elettronico. Inoltre vengono cancellate con un colpo di mano le minoranze nelle piccole regioni.
Una pagina nera per il giornalismo italiano è stata scritta oggi a Bergamo, dove si svolge il 26° Congresso della Fnsi, il sindacato unico dei giornalisti.
La presidenza del Congresso non ha accolto la richiesta avanzata da numerosi delegati di emendare la bozza di nuovo statuto predisposta dalla maggioranza. E ha interrotto il dibattito decidendo di mettere ai voti venerdì alla fine del Congresso, senza modifiche alcune, un testo che imbalsama la maggioranza al potere. Prendere o lasciare.
Si intende ridurre, giustamente, il numero dei consiglieri nazionali, ma non quello dei membri della giunta esecutiva. Il referendum era stato previsto da una mozione approvata all’ultimo Congresso. E lo imponeva sul rinnovo contrattuale già in vigore e non sulla semplice ipotesi di accordo, come la mozione stessa prevedeva.
Ciononostante ben il 43 per cento dei giornalisti delle redazioni aveva votato no a un accordo tutto dalla parte degli editori. La democrazia di base fa paura e la Fnsi di Siddi e Natale, invece di inserire il referendum nello Statuto ha fatto marcia indietro. Il Congresso prosegue in un clima incandescente.
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