L’Islam e la voglia di ritorno al Medioevo distruggendo monastero di Casole Otranto, Buddha di Bamiyan e statue di Mosul
Gli ultimi eventi confermano come l’Islam sia profondamente animato da un’insana voglia di ritorno al Medioevo. Prima i talebani con i Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Ora i militanti dell’Isis con le statue del museo di Mosul. Ma prima ancora i saraceni con il monastero di San Sabino di Casole di Otranto. Agatha Christie direbbe che tre indizi fanno una prova.
Lo scrittore marocchino Tahar Ben Jelloun (che è un arabo) e i tanti terzomondisti come lui possono sforzarsi di raccontarcela come preferiscono. Ma è la storia che racconta la verità. E smentendoli mostra la difficoltà, se non l’impossibilità, di dividere tra un Islam buono e uno cattivo.
Nel 1480 i turchi che devastavano il Salento rasero al suolo la seconda culla della civiltà occidentale, il monastero di San Sabino di Casole di Otranto. Lì è nata la lingua volgare che il sommo poeta ha poi fatto sua facendola diventare l’Italiano. Lì c’erano libri, codici e volumi di immenso valore. Lì è nato il primo campus della storia che riuniva studenti di ogni parte del mondo desiderosi i istruirsi.
Distruggendolo hanno di fatto cercato di cancellare una civiltà, una cultura. Nel 2001 i talebani afghani, gli studenti delle scuole coraniche, hanno distrutto a cannonate i Buddha di Bamiyan, patrimonio dell’Umanità. Di qualche giorno fa la notizia delle statue ridotte in polvere nel museo di Mosul. Tutti tentativi di distruggere la cultura e far tornare il mondo al Medioevo.
Il loro concetto di medioevo che viste le premesse pare peggiore di quello che vide all’opera la Santa Inquisizione. A tanto scempio non sono arrivati neppure i peggiori protagonisti della storia. Né i nazisti che le opere d’arte le rubavano per conservarle. Né lo stesso tanto odiato dittatore sanguinario Saddam Hussein che quelle statue aveva personalmente voluto conservare nel museo di Mosul.