Sul caso Marò serviti i benpensanti colpevolisti dai giudici dell’Aja che cominciano a smontare la versione indiana
Sul caso Marò sono serviti i benpensanti colpevolisti. Le prime crepe della versione indiana sui pirati del Kerala cominciano a manifestarsi in tutta la loro scandalosa inconsistenza.
E stavolta non sono interessi di parte a confermarlo. Lo stanno facendo giudici terzi chiamati a studiare le carte di questa incredibile vicenda che si trascina in maniera kafkiana da quatto anni. E il tempo, che è galantuomo, dimostrerà i reali contorni di questa assurda storia condita da atti falsi e menzogne grossolane. Quello che è peggio è che per tutto questo tempo due persone, presumibilmente innocenti, sono state tenute in ostaggio.
E ciò è avvenuto con la complicità vigliacca di tanti benpensanti e terzomondisti italiani, presunti custodi della democrazia e discutibili combattenti per il rispetto dei diritti. Gente che oggi si straccia le vesti (giustamente) per Giulio Regeni e nulla ha fatto per altri due nostri concittadini. Connazionali che sono stati privati dei loro elementari diritti per troppo tempo sulla base di accuse costruite artatamente e pure male.
Sarebbe bastato leggere con attenzione le carte per capire che le ragioni indiane erano solo fantasie. Che traiettorie, orari e proiettili nulla avevano a che vedere con i nostri marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre.
Molta della responsabilità ricade anche sul peggiore e vigliacco governo della storia di cui Napolitano e Monti detengono le colpe. Impegnati a tassare gli italiani e a costruire un mostro chiamato esodati che solo le loro menti (?) potevano partorire hanno dato dell’Italia uno spettacolo penoso insieme ai benpensanti di cui sopra.