Morire di Covid o di lockdown affamando un Paese è la scelta che è chiamato a fare chi governa in questo momento
Morire di Covid o di lockdown è il bivio che abbiamo di fronte in questo particolare periodo storico. Abbiamo fermato il mondo per tre mesi pur di impedire l’evolversi di questa nuova infezione, ma i dati dimostrano che chiudere non è comunque sufficiente.
Di certo, i dati a disposizione sono ancora pochi e spesso contraddittori; la conoscenza del virus è ancora marginale; le terapie per affrontarlo per nulla o affatto collaudate. Insomma, da circa otto mesi navighiamo a vista e l’unica costante è il terrore con il quale chi governa fa vivere la gente. I malpensanti, guardando alla storia, che si ripete continuamente, direbbero che la paura è il modo migliore per confermare lo status quo. È un mezzo molto valido per tenere la gente sotto controllo nel mentre si realizzano le scelte peggiori proprio a suo danno. E la strenua opposizione del governo italiano a rendere pubblici i verbali dei tanti geni chiamati a confrontarsi sulla materia, pagati con soldi pubblici, non fa che alimentare dubbi e teorie.
Ma è sulle scelte da fare da qui a qualche mese che chi governa è chiamato realmente a dimostrare le proprie capacità. E la scelta, in questo momento, è tra far morire la gente di Covid o farla morire di fame a causa del lockdown. Nei tre mesi di chiusura del mondo, in Italia abbiamo avuto circa 30.000 morti. I numeri ufficiali dicono per il nuovo virus, ma a dire il vero non conosciamo ancora quale sia stata la ragione vera. Non è dato sapere se siano morti solo per Covid o per un ferale connubio di patologie o se per terapie sbagliate. A causa del lockdown, gli istituti economici parlano di un calo del pil del 12%. E non sono buoni neppure gli altri numeri relativi ad assunzioni, rinnovi contrattuali, cig e disoccupazione.
Ciò significa che c’è gente che sta galleggiando ai limiti dell’annegamento economico; altra che è già sott’acqua; altri che stanno per oltrepassare la soglia della povertà. Quindi, a fronte di 30.000 morti per malattia stiamo correndo il rischio di uccidere per fame 60 milioni di persone. Come scrive Darwin, gli individui di una popolazione sono in competizione fra loro per le risorse naturali. E in questa lotta per la sopravvivenza, l’ambiente opera una selezione naturale che elimina gli individui più deboli e meno adatti a sopravvivere a determinate condizioni ambientali. È sempre stato così, ecco perché non è da folli pensare di tenere tutto aperto seppure con le necessarie precauzioni.
Oppure che si chiuda tutto, che si resti tutti in casa, che nessuno lavori, ma eliminando i parametri capitalistici – pil, produzione, disoccupazione, debito pubblico, capitale, forza lavoro e via discorrendo – così come li abbiamo conosciuti finora ragionando diversamente. Perché non puoi pensare di non far lavorare la gente, e quindi guadagnare, pretendendo comunque che paghi tasse e balzelli.