Giornalista e scrittore
 

Nel caso Formigoni giustizia e onestà vengono meno

Nel caso Formigoni giustizia e onestà vengono meno e ci manca solo che qualcuno ne chieda la beatificazione

Nel caso Formigoni giustizia e onestà vengono meno

Giustizia e onestà vengono pericolosamente meno nel caso Formigoni  se non si rispetta il principio che chi commette un reato e viene condannato deve andare in carcere. Pensate se una donna venisse picchiata selvaggiamente e violentata. Nonostante la vita distrutta trova il coraggio di chiedere giustizia. Ha giustamente voglia che il suo carnefice marcisca in carcere. Ma quando la giustizia riesce a funzionare e gli commina una condanna esemplare, la vittima non ci sta. Le vengono i sensi di colpa e si dispera per la sorte toccata allo stupratore.

È più o meno ciò che sta accadendo in questi giorni con l’arresto di Roberto Formigoni. Lo hanno beccato, secondo l’accusa, con 49 milioni di tangenti in tasca. Lo hanno processato, lo hanno condannato e ora sta giustamente scontando la propria pena in carcere. In un Paese normale, chi commette un reato va in galera. Anzi, dovrebbe risarcire in qualche modo il danno che ha arrecato alla società con la sua condotta delinquenziale. Chi commette un reato non si meraviglia che finisca dietro le sbarre.
Ma l’Italia, probabilmente, non è un Paese normale. Soffre di una particolare forma di schizofrenia. Per cui ciò che va bene un giorno non va bene in quello a seguire. E ciò che vale per qualcuno non funziona per un altro. Anziché rallegrarsi che per una volta un collezionista di tangenti finisca dietro le sbarre c’è chi addirittura si dispera per la pena che gli è stata comminata.

Marcello Veneziani arriva a teorizzare una personalissima legge dei contrappesi. È vero che si è fatto corrompere, ma è stato un bravo presidente di Regione. Ci manca solo che ne chieda la beatificazione. Qualcun altro invita a rendergli grazie perché è stato lui a far funzionare la sanità lombarda.

Mi aspetto che si svegli un qualche filosofo del diritto che proponga di collettivizzare la pena. Perché no? Chi volesse manifestare concretamente il suo ringraziamento potrebbe proporsi di scontare al posto suo qualche giorno o settimana o mese di carcere in modo che questa ingiusta pena finisca presto.
In effetti, nel caso Formigoni giustizia e onestà vengono pericolosamente meno. Nessuno che si chieda cosa hanno guadagnato coloro che gli hanno pagato 49 milioni di tangenti. Nessuno che si domandi se i costi della sanità a carico dei cittadini sarebbero potuti essere inferiori senza tangenti. Ma soprattutto a nessuno viene in mente il fondamentale valore di principi come giustizia e onestà.
Onestà vuol dire che se vieni eletto a gestire la cosa pubblica non devi approfittarne. Giustizia significa che se commetti dei reati devi pagarne il conto. Il fare qualcosa non è un esimente che annulla la disonestà. Il fare qualcosa è un obbligo e un dovere per chi aspira a rivestire ruoli pubblici.
Ma nel caso Formigoni non sembra funzionare così e giustizia e onestà vengono pericolosamente meno.

2 commenti

  1. Liliana Brundu

    Bravissimo!!!!!! C’è una insana voglia di giustificare, di comprendere, di trovare le ragioni per provare a spiegare un gesto che non ha attenuanti.

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