Renzi e D’Alema e la sindrome di Tafazzi e Sansone che spinge baffino a mettere in mostra le sue pulsioni suicide
Contro Renzi la sindrome di Tafazzi e Sansone colpisce ancora una volta D’Alema e il suo ego sovrastimato. Repubblica racconta che Massimo D’Alema stia lavorando dietro le quinte per mandare a casa Matteo Renzi.
Riporta con dovizia di particolari l’intenzione di sostenere la candidata del M5s Virginia Raggi alla carica di sindaco di Roma. E scrive del suo impegno per il No al referendum costituzionale di ottobre. Il primo commento che mi viene è “dov’è la notizia?”. Perché, forse, non si conoscono i propositi suicidi dell’ex premier? Che forse non si sa già delle sue pulsioni tafazziane a farsi del male? Che non si conosca la sua pratica del muoia Sansone e tutti i filistei?
Del resto è la storia che lo racconta e il personaggio ha avuto modo di dimostrare le sue ‘eccelse qualità’. Se le cose dovessero stare in questo modo, se davvero Massimo D’Alema è il nuovo che avanza allora Matteo Renzi dovrebbe stare più che tranquillo. Dicono che abbia promesso i suoi voti alla Raggi. Se fossi in lei comincerei a fare gli scongiuri. A suo tempo D’Alema aveva appoggiato il primo governo Prodi. E sappiamo come è finita.
Al posto di Giachetti vorrei vedere chi crede ancora a D’Alema che al massimo può contare sul suo voto personale e di qualche familiare. E sul referendum di ottobre? Se D’Alema dice di non votarlo allora vuol dire che va bene. Del resto, la vicenda tra Renzi e D’Alema è come la sindrome di Tafazzi e Sansone.