Giornalista e scrittore
 

In Ue servono più soluzioni e meno tecnocrazia

In Ue servono più soluzioni e meno tecnocrazia fallimentare di fronte ai problemi perché altrimenti l’Ue muore

In Ue servono più soluzioni e meno tecnocrazia fallimentareLo sanno tutti che in Ue servono più soluzioni e meno tecnocrazia fallimentare perché se non si affrontano i problemi l’Europa muore. Invece di organizzare summit sulla Brexit, Merkel, Hollande, Renzi e gli altri loro complici e sodali dovrebbero trovare una soluzione alle migliaia di immigrati che quotidianamente arrivano in Italia.

Solo oggi nel porto di Brindisi ne sono sbarcati 1.300. Senza contare quelli che giungono in Sicilia e negli altri porti italiani. Se davvero l’Europa fosse unita e solidale come recitano i principi su cui si fonda dovrebbe preoccuparsi di risolvere questi problemi. In realtà finge di non vederli finché restano a carico di un solo Paese. In Grecia molti cittadini devono affrontare il dilemma tra cibo e medicine. Devono cioè decidere se usare i loro pochi denari per acquistare da mangiare o per curarsi. E la stessa cosa accade da tempo anche in Italia. Il tutto avviene nel silenzio più assoluto. Perché si vuole nascondere il fallimento delle politiche restrittive imposte dai nipotini di Hitler al fine di perpetuare il loro dominio sul vecchio continente.
L’unione finora si è rivelata solo una fallimentare e farneticante elucubrazione mentale di burocrati e tecnocrati. Gente che impone ai cittadini un ritorno al Medioevo. Un buco nero dei diritti e del benessere con la vile complicità di chi viene eletto per il bene dei propri concittadini. Questa Europa è la culla del pensiero unico come già scritto dal giurista tedesco Carl Schmitt. Aveva preconizzato la tendenza ad affermarsi di una forza, destinale e unificatrice. E’ quella che da molti pensatori è stata definita una violenta “reductio ad unum”. Un mostro che cancella ogni molteplicità, ogni differenza e ogni varietà pluriversa di pensieri e popoli.
Così come sono sotto gli occhi di tutti i disastri del positivismo e della tecnocrazia di casa a Bruxelles criticati da Bauman. Il filosofo polacco accusa le politiche neoliberiste di aver posto le condizioni per lo sgretolamento del tessuto sociale e per la crisi dell’identità del cittadino contemporaneo. Dando così vita a una società luogo di produzione di rifiuti e di esseri umani di scarto. Laddove i rifiuti contemporanei sono le persone private dei loro modi e mezzi di sopravvivenza, gli esuli, i richiedenti asilo e i rifugiati della contemporaneità. Questa Ue non ha ragione di esistere se l’unico obiettivo è l’aumento del Pil o l’accumulazione del capitale. Deve piuttosto rimettere al centro l’uomo e le sue necessità. Deve ridare spazio a un nuovo umanesimo in grado di contrastare il deleterio pensiero unico postmoderno e globalizzante.

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